C’è vita per il trade sul pianeta del Saas?

L’avvento della modalità di fruizione del software come se fosse un servizio costringe il canale a ripensare i propri ruoli Questa evoluzione coinvolge soprattutto i distributori che insieme ai vendor dovranno capire quale sarà domani il loro lavoro

Il software si sta sempre più smaterializzando e crescono i vendor che fanno offerte di software applicativo direttamente all’utilizzatore, sotto forma di servizio. Qualcosa di simile è successo con la musica e sta accadendo per il video. Una trasformazione innescata dallo sviluppo e dalla diffusione delle reti a larga banda e che è figlia dei concetti di utility computing e Application service provider (Asp) sviluppati dieci anni fa, approdati – dopo vari aggiustamenti di tiro – al Software as a service (Saas), ossia software come servizio, e ai servizi cloud.

Una mutazione che sembra andare incontro alla volontà di molti utenti di liberarsi dagli oneri della gestione dell’It e delle applicazioni, con impatti che appaiono via via crescenti sulla catena del valore del mercato informatico.

«Il mercato del software sta vivendo un periodo non troppo felice – spiega Alessandra Pinza, senior analyst di Netconsulting -. Questo è il primo anno in cui si registra un calo nel software applicativo, seguito a ruota dalle componenti middleware».
Una situazione che accompagna la caduta di investimenti presso aziende di vari settori. La domanda si concentra sulla razionalizzazione dell’esistente e sulle soluzioni meno invasive, con l’avanzata del Saas.

«Ho avuto incontri con aziende del settore farmaceutico che stanno pensando seriamente di applicare al loro interno concetti di cloud computing e Saas per ottenere risparmi in licenze e manutenzione nell’arco di vita delle applicazioni – precisa Pinza -.
Non possono farlo subito solo perché hanno dei contratti in essere che sono onerosi da rescindere».
Progetti all’apparenza avvenieristici e poco concreti, sono invece molto più vicini di quanto non si pensi. Lo sviluppo delle Saas accompagna altre tendenze che riguardano, per esempio, l’incorporazione degli strumenti di social software
– nati e cresciuti in rete – nel software applicativo di vendor come Sap e Oracle. C’è poi la maturazione dell’open source in alcune nicchie quali la gestione documentale e il Crm, anche qui “a braccetto” con le tecnologie del Web 2.0 per sfruttare tramite la rete la ricchezza della customer experience e garantire interfacce più intuitive.
L’utilità del canale
se sa offrire consulenza
Se a prima vista applicazioni più semplici da implementare fanno venire meno il ruolo del partner, dall’altra questo non si verifica poiché il canale è importante per portare, soprattutto alle Pmi, servizi che surrogano software che in passato non erano alla loro portata.
«I software vendor hanno inoltre strutture territoriali ridotte e usano molto il canale, dando ampie autonomie
», spiega Pinza.

Questo non fa, quindi, presagire un’estinzione a breve termine del canale. Cosa c’è da fare?
«Le Saas sono semplici, ma le aziende che vogliono usare questi strumenti non sono strutturate nel modo adatto – continua Pinza -. Serve un approccio consulenziale da parte del dealer. L’approccio tecnico deve lasciare spazio a quello di processo. Questo è particolarmente vero nelle revisioni dei parchi applicativi in ottica Soa (Service oriented architecture) per garantire soluzioni interoperabili. Una fase che è necessaria per avere successo nell’implementazione dei Web services».

Non tutti i vendor hanno abbracciato il modello diretto offerto dal Saas. Modello che può comportare rischi, soprattutto se non si è dotati della necessaria forza finanziaria, dei giusti partner o se sussitono problematiche di solvibilità a livello dei clienti. Per i piccoli system integrator e i dealer, il Saas può rappresentare una risorsa importante in periodi difficili. Possono, per esempio, lavorare sulle verticalizzazioni del servizio e vendere il risultato sul marketplace del vendor al mercato mondiale. È vero che i vendor preferiscono veicolare direttamente i servizi software, ma i tempi sono lunghi per il cambiamento.

«Alcune aziende hanno incontrato molta diffidenza e le Saas non hanno rimpiazzato il software tradizionale, bensì processi di nicchia “non core”. È indubbio, comunque, che si vada in questa direzione, come conferma la scelta Saas di una realtà italiana come Zucchetti» conclude Pinza.

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