C’è ancora un «virtual world» nel futuro dell’azienda?

Le previsioni di Gartner non lasciano molte speranze per l’immediato futuro; 9 progetti aziendali su 10 concepiti per i “virtual world” andranno rapidamente incontro al fallimento in soli 18 mesi. In apparenza una disfatta, tutt’altro che vana, però. L …

Le previsioni di Gartner non lasciano molte speranze per l’immediato futuro; 9 progetti aziendali su 10 concepiti per i “virtual world” andranno rapidamente incontro al fallimento in soli 18 mesi. In apparenza una disfatta, tutt’altro che vana, però. L’impatto di queste esperienze sulle organizzazioni potrebbe essere violento almeno quanto lo è stato Internet, trasformandosi in un catalizzatore di crescita.

La maggior parte dei fallimenti, infatti, affonda le radici nella mancanza di obiettivi chiari, nella mancata analisi delle aspettative degli utenti, nell’interesse, eccessivo, posto sulla tecnologia piuttosto che sulla comprensione dei requisiti. Fatta chiarezza su questi aspetti, ci si attende un deciso successo per oltre il 70% dei progetti in cantiere dal 2012.

Steve Prentice, vice president e fellow Gartner, osserva come gli uomini d’impresa debbano ancora cogliere le differenze, profonde, che sanciscono il confine tra i virtual world e il più generico Web. I mondi virtuali realizzano il concetto di “Web place” superando lo stereotipo della pagina Web; non basta avere strumenti che rendano realistica la navigazione; nelle piazze virtuali ci si incontra e si costruiscono relazioni concrete, il cui successo è funzione della capacità di coinvolgere altre persone. Per questo un progetto che non espliciti con chiarezza gli obiettivi va incontro al fallimento; difficilmente saprà creare le condizioni per catalizzare interesse e partecipazione. Eppure, comunque si concluda, l’ingresso in un mondo virtuale rappresenta un’intensa esperienza di collaborazione che, attraverso gli avatar, permette di esplorare modalità inedite di interazione, costruendo nuove modalità di comunicazione che, a differenza del web, prevedono l’interazione sincrona. I costi contenuti di implementazione di una piattaforma aziendale virtuale (da un massimo di 50.000 dollari a un minino di 5.000) sono un incentivo concreto alla sperimentazione; un progetto impostato con rigore potrebbe dunque contribuire a ridurre i costi sostenuti per le videoconferenze, i viaggi, le sessioni di formazione. Nonostante ciò, ricorda Steve Prentice, il mondo virtuale non sostituisce la presenza nel Web; una strategia completa dovrebbe contemplare la reciproca integrazione, selezionando opzioni diverse di ingresso in funzione delle proprie strategie.È possibile scegliere l’ingresso nei mondi virtuali esistenti (come Second Life), oppure optare per la costruzione di un mondo pubblico o ancora scegliere l’alternativa di un mondo proprietario, interno all’ecosistema aziendale. C’è una sola raccomandazione da non scordare mai: qualunque sia la via d’ingresso è prudente avviare l’esperienza su scala ridotta, per contenere i costi e minimizzare i rischi del fallimento.

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