Cchiù Voipp per tutti, qualunquemente

Vodafone taglia il Voip, Skype invoca la net neutrality e Maurizio Decina ne smonta la tesi. Conversazioni in rete su come fare business sostenibile. E se il problema fosse il video?

Qualche giorno fa, per la navigazione in Rete da cellulare, Vodafone ha deciso di predisporre due tipi di profilo che discriminano l’uso del Voip. Se “discriminare” non vi piace, sostituitelo con una parola a vostro piacimento. Del fatto s’è occupato anche il nostro Michele Nasi, poi aggiornando il pezzo. I commentatori hanno operato molti distinguo, che sono accettabili ma non modificano il finale: l’offerta è chiara e valida.

Voip neutrality
Molte forti voci si sono alzate a sostenere che il Voip è uguale per tutti, comprensibilmente tra gli utenti. Ovviamente esistono diversi operatori Voip, ma al momento è giunta notizia di protesta solo dal più grande, ovvero Skype, che avrebbe invocato la net neutrality. Tra i pareri espressi dai vertici di Skype c’è anche che “ci aspettiamo che le autorità in Italia e a Bruxelles diano il buon esempio, e proteggano i consumatori e gli innovatori come Skype in concreto e il più presto possibile”. Mi sembra che nella lettura delle normative e dei principi Skype proponga un’interpretazione forzata.
Questi fatti derivano dalla realtà fisica: la Rete è una risorsa scarsa e bisogna sagomare il mercato con offerte commerciali diverse. Che i gestori di accesso abbiano hardware diversi e leggi dissimili in giro per il mondo è noto. Che queste questioni creino di fatto una non neutralità equivalente è altrettanto noto.

Via il video da Internet
Questi problemi vengono temporaneamente risolti da salti tecnologici. In attesa del prossimo ha senso proporre un’asimmetria strutturale, una rottura della neutralità accettabile? Cosa si può fare? Senza scomodare scabrosi precedenti irlandesi, anziché discutere o non discutere sulle limitazioni al p2po o al voip si può puntare al bersaglio grosso e contingentare il video su internet.
Anatema! Provo ad argomentare la mia proposta. Parto da un mio assioma: la Rete crea valore riscrivendo i processi e mappandoli sui link, con tanti link e clic a bassissima banda. Chi non lo ritiene valido troverà immotivato quanto segue e può passare al capoverso conclusivo. La percentuale di assorbimento della banda disponibile per i video è altissima e la sua creazione di valore sulla mappatura dei link è pressoché nulla.
Io sarei ben favorevole ad una regolamentazione del video su Internet com’è fatto oggi. Mi rendo conto che l’idea non piacerà a molti, ma se un uso non congruente è anche la maggior causa di non neutralità verso tutti gli altri servizi, io un pensierino ce lo faccio.

L’iPad e la device neutrality
Ma torniamo alla questione del Voip. Nel caso di contratti chiari come quelli in discussione, ritengo quindi l’invocazione di rottura della net neutrality del tutto fuori luogo. Come commentatore riporto il mio pensiero; come giornalista leggo volentieri il ben più motivato parere di Maurizio Decina, professore ma soprattutto evangelizzatore della Rete che tanto capitale umano ha formato per le aziende Ict italiane. Decina ha obiettato, con grande sintesi, che “net neutrality significa non bloccare alcun contenuto, soprattutto per motivi concorrenziali; non significa non poter applicare tariffe differenziate in base ai servizi”.
La cosa sembra chiara. Ora Skype poteva ben prendere posizione, ma non si capisce perché siano stati questi i termini scelti, considerando poi che la neutralità in questione è teorizzata come principio, non accettata da tutti e poi difficilissima da implementare nella realtà fisica.
Se io avessi ragione, Decina non avrebbe dovuto commentare l’argomento. Ma poiché lo ha fatto, io ho torto.
Ma per non ammettere di aver torto, faccio un altro ragionamento ed ipotizzo che Decina volesse usare la risonanza del caso per lanciare un messaggio che, seppure assonante, è in realtà diverso. Vediamo cos’altro il professore ha affidato ai polpastrelli di Maria Teresa della Mura: ”gli utenti dovrebbero diffidare piuttosto degli over the top come iPad o iPhone, che inibiscono servizi e funzioni che non abbiano ricevuto un’approvazione preventiva” e che invece viene accettata senza grosse polemiche. “Credo che sarebbe ora che si cominciasse a parlare anche della neutralità dei terminali”, conclude il professore.
La mia parte complottista mi spinge a ritenere che il messaggio fosse questo.

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