Carbone per Facebook

Uno studio svolto nel Regno Unito rivela l’aumento dell’impatto ambientale Ict. Principale imputato, il cloud computing, e in particolare i nuovi data center a materiali fossili, come quelli di Zuckenberg.

Mentre a Cancun sono in corso i principali negoziati internazionali sul clima, gli scienziati nel Regno Unito hanno preso in esame l’impatto del cloud computing sul consumo di energia.
Già due anni fa il report Smart 2020, rivolto a come attivare l’economia a basso carbonio nell’era dell’informazione, aveva previsto che la rapida espansione economica in Paesi come Cina e India porterebbe ad un aumento di quattro volte la domanda di servizi Ict per il 2020.
Nello stesso periodo, le emissioni di gas a effetto serra provenienti dai data center potrebbe più che raddoppiare, individuando la responsabilità nei costruttori di data center.
Un nuovo studio dal titolo “Energy Use in the Media Cloud”, pubblicato venerdì dall’Università di Bristol, suggerisce che non solo i fornitori ma anche i loro utenti condividono la responsabilità di ridurre al minimo il consumo di energia da banda larga.

Ridurre i download
Nella sua relazione Chris Preist, ricercatore dell’Università di Bristol, ha detto che sebbene siano responsabili principalmente sia le intranet aziendale sia le transazioni business-to-business, i principali colpevoli sarebbero gli utenti privati, sempre più abituati, a gestire online il loro materiale audio e video, a fare file sharing e a condividere materiale sui siti di social networking.
Nel giro di pochi anni un quarto della popolazione mondiale potrà contare sulla banda larga per le attività quotidiane: basandosi sugli attuali consumi in Uk e Usa, l’indagine pone la domanda globale a 3,2 gigabyte per persona al giorno. Agli attuali livelli di efficienza, Priest ha stimato la potenza media necessaria per sostenere tali livelli di attività in 1.175 gigawatt, “un livello chiaramente insostenibile”. Ma non è detto che online gli abitanti di Indonesia, Bangladesh, Pakistan ed Iran siano altrettanto attivi degli statunitensi.
Con questi calcoli, la fattibilità d’un tale incremento richiederebbe un miglioramento di 60 volte in termini di efficienza energetica: questo eccezionale risultato sarebbe ottenibile entro il 2021. In attesa, lo scienziato suggerisce di non esagerare con podcast, audio e video in Rete.

Datacenter ad energie rinnovabili
Tom Dowdall Greener, un esperto di Greenpeace, è sicuro che nel gioco dell’efficienza energetica la palla sia oggi nei piedi della squadra dei cloud provider.
“L’infrastruttura cloud si sta espandendo rapidamente”, ha detto a Deutsche Welle; “oggi Facebook e Apple stanno costruendo data center ed infrastrutture per almeno i dieci anni a venire e queste loro scelte decideranno il futuro impatto ambientale del cloud computing”.
In particolare, Facebook avrebbe commissionato due nuovi centri non basati su energie rinnovabili ma sul carbone.
Per Dowdall, qualsiasi società che promuove il cloud computing dovrebbe sostenere fonti rinnovabili ed aumento dell’efficienza.

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