Capire e farsi capire. L’impegno del Cio

Se la formazione è l’obiettivo di business di Cepu, quello del suo responsabile dei sistemi è comprendere chiaramente i processi dell’azienda e connotare l’It di aspetti umani ma rigorosi

Iniziare a lavorare in una nuova azienda è sempre una sfida impegnativa che richiede al responsabile dei sistemi informativi due grossi sforzi: di comprensione e di accettazione. È questa l’esperienza che sta attualmente vivendo Sandro Tucci, da alcuni mesi a capo della divisione Processi e sistemi informativi di Cepu, nota società di tutoring didattico. «Nel mio passato – spiega Tucci – ho lavorato sia per un consulente sia per un’azienda manifatturiera. E, indipendentemente dal settore merceologico di attività, mi sono reso conto che quando si arriva in una società bisogna prima di tutto capirne i processi e il modo di lavorare. Affronto questo aspetto creandomi un modello di riferimento, che valuti tutte le attività svolte in azienda. Rispetto a queste, poi, va mappata l’adeguatezza dell’infrastruttura informatica e degli applicativi. Le analisi devono seguire un canovaccio. Solo in questo modo è possibile cogliere abbastanza rapidamente le peculiarità dell’azienda».


Altra questione è riuscire ad accreditarsi con una propria connotazione. «In Cepu sono facilitato perché sia le direzioni di business e sia il team It richiedevano un punto di riferimento, che gestisse le informazioni – prosegue il manager -. Cerco di parlare con gli utenti, di avere sempre la padronanza delle cose da fare, di essere sistematico nel definire ambiti e confini». Tracciare le linee di demarcazione, quindi, in un’impresa strutturata in diverse business unit, che sta modificando la propria impostazione organizzativa attorno allo slogan “prima e meglio”. Che si tratti di aiutare i propri clienti a laurearsi e diplomarsi o di supportare gli uomini dell’It.


«La filosofia di guardare prima di tutto ai processi e, solo successivamente, attuare la leva tecnologica è condivisa dall’intero management – dice Tucci -. Anche prima del mio arrivo, l’It godeva di una propria autonomia, ma era frammentata in diversi gruppi, ognuno collegato alle diverse aree di business, senza un reale coordinamento», che deve riguardare oltre 100 sedi e 1.200 postazioni di lavoro distribuite sul territorio. Coadiuvato da una quindicina di persone, Tucci cerca di verificare con l’utente le effettive esigenze: «In generale, le persone che lavorano nei sistemi informativi sono molto qualificate, anche se, tipicamente, sottovalutate. Io ho trovato sempre ottime professionalità e buone idee, che vanno definite e poi verificate con gli utenti. A questi ultimi bisogna sempre presentarsi con una proposta, difficilmente riceviamo input da loro, anche se ci aiutano a stabilire le priorità tra le soluzioni».


L’eredità


Al suo arrivo, Tucci ha trovato in dote una server farm, che ospita le applicazioni dell’azienda, distribuite tramite rete dati geografica in logica Mpls. Tra le linee evolutive, sicuramente l’It manager punta all’adozione di un’architettura di Storage area network, visto che ora i dati e le applicazioni risiedono su un server. Altro obiettivo riguarda la sicurezza informativa. «Vorrei mettere in pratica alcuni meccanismi cautelativi, come backup più sistematici e ridondanza di alcuni server critici – indica il manager -. In un’azienda come la nostra, infatti, se si blocca l’e-mail, si ferma tutto. Così non è se per un giorno il controllo di gestione non dovesse funzionare».


Comprensione dei problemi e ricerca delle soluzioni, dunque, queste le mosse da compiere che, nel pratico, per Tucci si traducono in primis in attenzione alla sicurezza, «minaccia che proviene più dall’interno che non dall’esterno. Serve, oltre a una dotazione di strumenti come firewall, antivirus e antispamming, in parte già presenti, l’autenticazione dei profili, ma, soprattutto, è necessario definire delle regole e rispettarle, anche se è vero che, in questo modo, si corre il rischio di irrigidire i processi e di essere visti come dei burocrati. Ritengo, comunque, che il rispetto delle impostazioni sia una leva necessaria, anche perché, altrimenti, tutta la fatica che si evita all’inizio si paga doppiamente in seguito. Al contrario, l’impegno produce un ritorno sull’investimento certo. Avere una buona impostazione iniziale, quindi, costa fatica ma permette di evitare problemi in una fase successiva».


Una norma che, per Tucci, vige anche quando si propone al management di effettuare un investimento: «Spendere per la sicurezza, ad esempio, è come pagare l’assicurazione. Non lo si fa per una necessità immediata, bisogna solo ricordarsi di trovare l’equilibrio fra sicurezza ed efficienza. Maggiormente facile è ottenere budget per progetti in ambito commerciale o sui sistemi di gestione documentale, tematiche per le quali è possibile portare a testimonianza business case sostenibili. Più complesso è, invecec, motivare il cambio del sistema informativo, anche se una volta fatto, le nuove tecnologie vengono apprezzate».

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome