Capgemini in cammino verso il Bpo

Il consulente ha buoni conti (100 milioni di euro il fatturato in Italia) e si prepara a spingere il Business process outsourcing.

Dopo la separazione da Ernst & Young, Capgemini si presenta sul mercato con un nuovo brand che fa leva sull’esperienza.


Infatti, attorno al simbolo dell’asso di picche compare la scritta Collaborative Business Experience. Partendo da questo spunto, Maurizio Mondani, amministratore delegato della filiale italiana, ha osservato che l’impegno della sua società (che opera nel settore della consulenza aziendale, dell’It e dell’outsourcing) è quello di disegnare con il cliente gli obiettivi che vuole raggiungere e definire il valore aggiunto che Capgemini può offrire, assumendosi anche la condivisione del rischio nel caso in cui il progetto non vada a buon fine.


Nel sottolineare che oggi Capgemini è una delle poche realtà europee del settore a contrastare le grandi multinazionali statunitensi, Mondani ha presentato i dati di bilancio relativi alla corporate, che è presente in 150 uffici sparsi in 31 paesi con 60.000 dipendenti e che nel 2004 ha fatturato 6,291 miliardi di euro.


Questi risultati, come ha sottolineato il manager, sono frutto di un primo semestre penalizzato da una serie di problemi operativi (dovuti alla separazione prima accennata) e da un secondo trimestre in fortissima accelerazione, fatto questo che fa ben sperare per il 2005. Anno peraltro nel quale la società ha già accumulato 10 miliardi di portafoglio ordini, (in gran parte frutto di grossi contratti di outsourcing, uno dei quali di 4 miliardi con una realtà pubblica del Regno Unito).


Venendo all’Italia, la filiale nell’ultimo esercizio ha raggiunto un fatturato di 100 milioni con 1.351 professionisti, distribuiti in 6 centri (Milano, Torino, La Spezia, Roma, Napoli e Siracusa).


Per quanto riguarda l’offerta, questa è concentrata soprattutto sull’area della consulenza e dello sviluppo tecnologico, mentre è più arretrata in ambito outsourcing, che però intende affrontare come Bpo (Business process outsourcing), area sulla quale la filiale prevede di aumentare considerevolmente l’impegno nel 2005 e 2006. Secondo Mondani, infatti, avere un’adeguata offerta nel Bpo è strategico per la sua società, in quanto rappresenta una naturale evoluzione dell’attività di consulenza.


Per quanto riguarda gli altri due fronti, Capgemini Italia spingerà sulle verticalizzazioni dei mercati, per meglio entrare nel core del cliente e nelle sue problematiche. Tutti questi sforzi dovrebbero consentire alla filiale nazionale di crescere del 20%.


A livello di approcci metodologici innovativi, è stato presentato Ase (Accelerated Solutions Envinromment) uno strumento propietario che la corporation usa da sei anni (presso 25 centri sparsi nel mondo) e che sta avendo molto successo anche nel centro milanese.


In tre giorni di full immersion, attraverso un percorso-evento denominato Design Shop, vengono riuniti i decisori di un progetto che l’azienda cliente vuole avviare. Con il supporto degli specialisti di Capgemini, si porta il team a definire attraverso tre fasi, Scan, Focus e Act, gli obiettivi da raggiungere. Alla fine, gli specialisti di Capgemini rilasciano l’action plan definito in quei tre giorni di intenso e stimolante lavoro, che poi verrà seguito e implementato dall’azienda.

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