Campari, l’aperitivo che crede nell’Ict

Da azienda nostrana a Gruppo internazionale, con un’anima Sap

Un nome italiano sulle mensole dei bar e ristoranti di tutto il mondo. Il
rosso degli aperitivi, per antonomasia, è quello di Campari, marchio
strettamente legato alla città di Milano, dove nel 1860 è
stata fondata l’azienda. E i mercati intrapresi sono ormai talmente vasti
che i confini nazionali già da anni sono stati varcati, con un adeguamento
progressivo alle mode e ai gusti dei consumatori che hanno portato l’azienda
a un’ampia diversificazione della propria offerta che, a partire dallo storico
Bitter, ha ora a portafoglio una gamma di marchi di superalcolici, vini,
soft drink e acque minerali, venduti in oltre 190 Paesi nel mondo.
Acquisizioni avvenute negli anni hanno portato alla trasformazione dell’azienda
nell’attuale Gruppo Campari, con varie sedi all’estero, in Europa e Oltreoceano.

Tra i marchi che fanno capo al Gruppo Campari ora si annoverano diverse
etichette come Jagermeister, Lipton Ice Tea, Grand Marnier, Grant’s, Campari,
Skyy Vodka, Cynar, Crodino e Cinzano, i vini Sella & Mosca, Zedda Piras,
Campari Mixx, Lemonsoda, Ouzo 12 e molti altri e, ultimamente, con la sua
recente acquisizione, anche di Aperol, Aperol Soda, i vini Serafino e Mondoro
dei vini Sella & Mosca. Una trasformazione dell’azienda avvenuta in
tempi relativamente brevi, a partire dal ’95, e di conseguenza un cambiamento
nelle esigenze, anche tecnologiche, per seguire un business in rapida espansione,
ma anche più complicato da gestire. Mai restia all’utilizzo dell’informatica,
Campari ha via via adeguato i propri sistemi It alle crescenti necessità,
fin da quando la sede e l’unico stabilimento di allora era incentrato su
As/400 e terminali, con una dotazione software mista tra prodotti customizzati
e pacchetti.

«L’acquisizione di nuovi brand e la rapida espansione dell’azienda
ci ha imposto un sistema che facesse dialogare le varie sedi e i vari reparti

– spiega Roberto Gollin, direttore servizi informativi del Gruppo -. Inizialmente
con un sistema di posta elettronica, ma poi, nel ’97 abbiamo dovuto operare
una rivisitazione di tutto il sistema, per la creazione di una gestione
integrata e non più a pacchetti»
.
La scelta è caduta su Sap, con un processo di implementazione che
ha portato ad avere tutto il ciclo passivo dell’azienda, compresa la produzione
e magazzino, su Sap nel gennaio ’99 utilizzando come piattaforma tecnologica
server Compaq e sistemi operativi Windows Nt.
Contemporaneamente è incominciata la migrazione verso Windows Nt,
con la necessità di doverlo fare dialogare con l’As/400 su cui risiedevano
i processi passivi. Nel ’99, completata la fase di assestamento, Campari
ha dovuto, poi, intervenire sulle vecchie applicazioni relative al ciclo
attivo per risolvere il problema del millennium bug.

«Nel febbraio del 2000, risolta la faccenda dell’Y2K, abbiamo
iniziato la seconda fase del progetto implementando i moduli relativi al
ciclo attivo. Era, questa, una fase estremamente delicata, dal momento che
sul ciclo attivo si basa il vero business dell’azienda
– riprende Gollin
-. Avevamo pianificato un periodo di 8 mesi di lavoro, e sia i tempi,
sia i costi, sono stati mantenuti, e così nel 2001 abbiamo finalmente
portato tutto in Sap»
. Per questa prima fase del progetto Campari
si è affidata a Met, del Gruppo Sogeda, proprietari di uno dei pacchetti
software utilizzati prima dell’implementazione di Sap. Dopodiché,
per il ciclo attivo, è stata scelta Atos Origin (all’epoca solo Origin),
dopo un’attenta valutazione riguardo il loro know how su Sap e la conoscenza
del mondo dei consumer products.

«Oltre a questo, nel frattempo abbiamo implementato e realizzato anche
alcuni altri sistemi paralleli, molto verticali e interfacciati con Sap,
attraverso fornitori di informatica molto di nicchia; realizzato il network
internazionale per collegare le società estere; rivisto il network
nazionale; centralizzati i siti Internet del Gruppo e uniformato per tutto
il Gruppo il sistema di posta sostituendo quelli esistenti con Lotus Notes
in maniera tale, però, che potessero dialogare con Sap»
.

Pur tendendo a uniformare le forniture sia all’estero che in Italia, Gollin
non chiude, comunque, la porta in faccia ad altri operatori, soprattutto
per quanto riguarda progetti o soluzioni di nicchia: «Sono in
molti i fornitori che ci contattano o che ci lasciano il loro materiale
informativo, che viene vagliato e ripreso qualora dovessero sorgere particolari
esigenze in azienda, o per quando si deciderà di intraprendere investimenti
per progetti particolari. Altri ancora siamo noi stessi a contattarli, venendo
a conoscenza delle loro soluzioni attraverso indicazioni suggerite da Atos
Origin, che ci consiglia anche sulla scelta. Ma, in generale, stiamo puntando
all’uniformità dei fornitori. Incominciando con la posta elettronica.
Una volta che il Gruppo aveva le basi tecnologiche e che poteva tranquillamente
continuare nella sua crescita, sorgeva il problema di far dialogare fra
di loro tutte le aziende, anche all’estero, che man mano entravano a far
parte del Gruppo stesso. Allora abbiamo implementato Lotus Notes per la
posta elettronica di tutti. Per quanto riguarda l’application management,
siamo arrivati ad avere un partner per ogni continente: Ids Share per l’Europa
(per l’Italia al momento è ancora Atos Origin), Csc per gli Usa e
Softech per il Brasile. Dal punto di vista sistemistico, invece, il fornitore
è unico in tutto il mondo, ed è Realtech»
.

Ma l’informatizzazione di Campari non è solo all’interno delle mura
delle sue sedi. Solo in Italia, il Gruppo si appoggia a 180 tra agenti e
promoter che lavorano giornalmente sul campo, ai quali è stata data
in dotazione la soluzione Crm di Sap che permette a loro di acquisire gli
ordini e rilevare le informazioni dei propri clienti.
«Anche qui ci è venuta in soccorso Sap – riprende
Gollin -. Attraverso mySap Crm Mobile Sales la forza vendita, dotata
di notebook, si connette quotidianamente con il server centrale per la sincronizzazione
dei dati, ed effettua off line la gestione delle anagrafiche, con cui può
gestire personalmente i dati dei clienti, l’inserimento degli ordini, la
consultazione dei dati contabili e delle statistiche del venduto. Inizialmente,
questa nuova soluzione informatica non è stata accolta con entusiasmo
dai nostri venditori, in quanto il gap tecnologico rispetto alla precedente
applicazione era molto alto. Ma ora qualcosa sta cambiando, e stiamo ottenendo
i primi risultati. Anche loro incominciano a essere sensibilizzati all’utilizzo
di questi strumenti, e in futuro, magari grazie a incentivazioni o anche
all’utilizzo di dispositivi più pratici, come gli handheld, crediamo
che diventerà una nuova modalità, naturale, di approcciare
i clienti»
.

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