Ca – Migrare al virtuale non vuol dire fare una magia

Vincenzo Messina, senior solution strategist

Anche per la virtualizzazione vale il classico ciclo di adozione delle tecnologie: entusiasmo, ritirata, ritorno, produttività.

Nei mesi passati si è compreso come gli obiettivi economici legati alla virtualizzazione siano raggiungibili solo se questa è gestita correttamente, dalla valutazione del Roi fino alla messa in produzione. Tuttavia, la durata del ciclo di adozione è parsa più breve poiché la seconda fase (la ritirata) era più un rallentare per non aver raggiunto obiettivi ambiziosi. Si è dovuto investire in nuovo hardware, anche se questo era un investimento nel tempo, comunque, necessario. Si ambiva a risparmi maggiori, ma si è in ogni modo risparmiato. Si voleva consolidare “20 a 1” e si è consolidato “10 a 1” (considerato che, dal consumo di risorse del 5-15%, normale sui server fisici, un server virtuale passa al 70-80%; un rapporto “8 a 1” è quindi assicurato). Si volevano ridurre gli addetti e non ci si è riusciti. In qualche caso, la trasformazione non è stata indolore come si sperava ed è stato necessario qualche dietro front.

Ormai appare chiaro che i modelli di Roi si devono applicare tenendo conto di tutti i fattori (processi, persone e tecnologie) che concorrono al piano di virtualizzazione. Occorre adattare strumenti e metodi di valutazione. Per esempio, i server fisici si dimensionano di solito sui picchi, mentre le risorse in pool dinamici degli ambienti virtuali suggeriscono di dimensionare mettendo a fattor comune le risorse disponibili per i picchi di consumo. La gestione è la vera chiave per ridurre i costi. Per evitare i colpi di frusta della proliferazione incontrollata dei server, il demand management, il provisioning, l’accounting, la misurazione delle metriche di consumo e prestazionali devono far parte del progetto (e del calcolo del Roi). Infine, la virtualizzazione non fa risparmiare se non perché abilita un maggiore livello di automazione ed è la base dei progetti di consolidamento. La migrazione al virtuale non è una magia ma chiede studio, attenzione e piani di recupero, se qualcosa non funziona come dovrebbe.

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