Byte – Il vero innovatore genera un differenziale

Armando Mantovani, direttore marketing di Gruppo Byte Nelle realtà aziendali italiane, specie nelle Pmi, è prassi che i processi di innovazione siano promossi dalla figura dell’imprenditore. Motivo: è l’unico soggetto che unisce l’interesse diretto per …

Armando Mantovani, direttore marketing di Gruppo Byte


Nelle realtà aziendali italiane, specie nelle Pmi, è prassi che i processi di innovazione siano promossi dalla figura dell’imprenditore. Motivo: è l’unico soggetto che unisce l’interesse diretto per lo sviluppo dell’azienda alla facoltà di incidere sui processi. A oggi, non è ancora codificato il ruolo di “manager dell’innovazione”. Perciò il compito di avviare la rigenerazione delle procedure interne e dell’offerta di un’azienda è implicitamente assorbito da chi ha visione strategica e libertà di manovra. In realtà, ciò che si verifica è un approccio volto a individuare una metodologia che dia marginali ma immediati risultati in termini di performance, seguìto dal tentativo di industrializzare tale modello con gli strumenti It. Tale pratica non ha i connotati di un processo di innovazione, poiché non è frutto di una visione strategica, mirata a un vantaggio competitivo duraturo. Il vero innovatore non migliora una metodologia o una soluzione esistente, ma genera un differenziale a partire da un’idea non convenzionale. È questo che ci fa distinguere il ruolo del Chief information officer da quello “inedito” del Manager dell’Innovazione.


Presupposto che deve sommarsi a sensibilità e autorevolezza, indispensabili per motivare tutte le persone chiave dell’azienda. Il soggetto incaricato di ricoprire tale ruolo dovrebbe possedere competenze tecnologiche senza essere un tecnologo o un visionario.


Dovrebbe vantare una preparazione manageriale abbinata a creatività libera. Individuare un soggetto dotato di questa miscela è difficile in una Pmi padronale, utopico in una grande organizzazione.


Più praticabile è l’ipotesi secondo cui la spinta innovativa possa essere guidata da più figure aziendali in collaborazione. Se ciascun top manager condividesse i valori di un manager dell’innovazione, il processo di evoluzione strategica dell’azienda risulterebbe più spontaneo.

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