Business naming reengineering

La promozione richiede nomi evocativi e sempre nuovi. Le tecnologie hanno un ciclo di vita più lungo del marketing che le vende. Le due cose non sempre vanno d’accordo.

Le tecnologie che oggi hanno maggior successo, dalle app alla produzione di oggetti, dalle analytics in tempo reale alla gamificazione, sono tutte componenti di un più ampio ripensamento dei processi aziendali e sociali. La stessa idea viene applicata anche ai nomi scelti per promuovere le varie attività. Con qualche regola.
Ai tempi del liceo c’era chi si ritrovava nella filosofia e chi con la chimica. Una delle materie che più m’innervosivano era filosofia. Certo, facevo fatica a seguire quei ragionamenti, ma impegnandomi riuscivo ad entrare nel flusso del pensiero altrui. Non appena raggiunto l’obiettivo, però, arrivava qualcuno che sosteneva tesi assai diverse. Per me a quel punto erano bestialità, mentre il mio professore le chiamava… mirabili intuizioni! Per raggiungere voti decenti estirpavo quanto faticosamente capito e quando andavo a lezione, ecco che un neo-pensiero ripristinava il canone appena cancellato dalla mia testa. Così, invocando la modernità si tornava all’antico.

Qualcosa di strano sta accadendo con i nomi delle tecnologie. Non c’è una sola scuola di pensiero.


Numerazioni successive

Il primo filone mi ricorda proprio la storia della filosofia. Anziché usare il prefisso neo si usa il suffisso numerato come le release del software. La stura a questo vezzo l’ha data a suo tempo Tim O’Reilly con la sua definizione del Web 2.0, ma da allora si avanza a tappe serrate. Un termine molto di moda è
Analytics 3.0, sostenuto anche con qualche bel post statunitense.
Un altro esempio è il 3Dprint, che stampa non è, quindi richiederebbe un nome diverso. Anche le dimensioni della stampa d’oggetti subiscono una numerazione “softwaristica”, tanto che nuove idee sono state battezzate 4D, includendo ad esempio il tempo come in questo video del Mit. Ovviamente la stampa classica, con retroingegneria onomastica, è stata ribattezzata 2D.


Dimenticare gli esordi

Il secondo filone è più classico. Propone di cambiare i nomi a tecnologie in via di maturazione, rinfrescandole agli occhi di indecisi e neofiti. Questo sta accadendo nella gamificazione e nei big data, rispettivamente in trasformazione verso le espressioni “motivational design”, che non fa riferimento al gioco, e “multistructured data”, nel quale si evitano riferimenti alle quantità (che in origine erano più grandi per rigidità di strutturazione).
Un discorso a parte meriterebbe il cloud, che probabilmente si scioglierà in più specifiche proposte Ict. E i cambiamenti delle quote di mercato tra feature phone e smartphone renderanno necessario il lancio di altri nomi che ricatturino l’attenzione degli acquirenti.

Non sempre, però, al nuovo nome corrisponde un miglioramento delle prestazioni. Personalmente, alla filosofia delle presentazioni preferisco la chimica dei risultati.

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