Business intelligence in salsa Google

Mentre Gartner predice la “Googlization” della Bi, le tecniche dei motori di ricerca stanno cambiando le modalità di accesso alle informazioni. Gli esempi di Oracle, Cognos e Information Builders

Sarebbe bello poter fare ricerche in mezzo ai dati di business con la stessa semplicità con cui tutti noi, navigatori del Web, utilizziamo il motore di ricerca preferito. Sarebbe bello, insomma, poter digitare una combinazione di parole chiave e, dopo un clic, visualizzare tutti i risultati pertinenti (dati, nomi, grafici, report) in una lista preordinata. Tale desiderio è ora assecondato non solo da chi dai motori di ricerca proviene (Google, Yahoo, con l’aggiunta di Microsoft che, con il prossimo Os Vista, promette novità sul tema), ma anche da produttori dell’area della gestione delle informazioni e della Business intelligence. Da Ibm a Oracle, da Cognos a Information Builders (fornitore statunitense veicolato in Italia da Selesta), tutti hanno recentemente moltiplicato gli investimenti tesi ad aggiungere funzioni di Web searching alle proprie applicazioni.


Dal query al search


Del resto, Gartner cita proprio la “googlization” della business intelligence come uno dei principali trend del segmento per i prossimi cinque anni, accanto al brutto termine “office-izing”, che indica l’integrazione con le applicazioni Office.


Anche Amr Research avvisa che per le tecniche di ricerca si sta palesando una nuova era, che, sostanzialmente, verterà sul passaggio da un modo di reperire informazioni basato sulle “query” a uno centrato sul “search”. Il primo approccio, sottolinea l’analista, presuppone che l’utente sappia in quali basi dati sono contenute le informazioni, mentre d’altro canto i tool di ricerca in stile Web consentono, per propria natura, di effettuare ricerche trasversali attraverso fonti disparate, senza sapere dove il dato si trova. Si tratta di un unico strumento, dunque, per cercare ovunque. E oltretutto molto semplice da usare.


Lo spettro delle novità parte con Oracle, la cui iniziativa ha l’intenzione dichiarata di fornire un’alternativa a Google per le imprese, puntando su caratteristiche che il noto search engine non potrebbe vantare. La differenziazione è resa evidente dal nome della soluzione, Secure Enterprise Search 10g, software, disponibile da questo mese, per la ricerca di dati che punta proprio sulla sicurezza. È capace di interrogare database, posta elettronica, server Http, portali aziendali, siti Web esterni, sistemi di content management e altre applicazioni residenti nel sistema informativo. Anche qui, la ricerca viene effettuata in stile Web, con parole chiave, e come risposta, mostra una lista di link. Sfrutta i metadati già presenti per indicizzare meglio i risultati.


A differenza dei desktop search gratuiti, Oracle sottolinea che qui, grazie all’integrazione con i sistemi di autenticazione, gli utenti possono accedere solo ai dati per i quali sono autorizzati, in linea con le norme sulla privacy. Il produttore, rimarca la vocazione aziendale della soluzione, che sarebbe più adatta di Google nel reperire informazioni interne.


Passando agli specialisti di Bi, viene definita innovativa la caratteristica introdotta nell’ultima versione di Cognos 8 Business Intelligence. Si chiama Cognos Go! Search Service e mette l’utente in grado di reperire (sembra, in tempi rapidi) informazioni all’interno dell’intero sistema di Bi. Il sistema, basato su browser (e dunque intuitivo per il senso comune) indicizza in autonomia i metadati. L’algoritmo utilizzato cerca parole chiave in report, descrizioni, titoli e le classifica per rilevanza. Per potenziare la portata dell’azione, Cognos ha anche deciso, con Ibm, di integrare il proprio software di ricerca con WebSphere Information Integrator Omni Find Edition, la piattaforma di enterprise search di Big Blue, facendo in modo che quest’ultima possa indicizzare e pubblicare i contenuti di Bi di Cognos 8. La stessa operazione è stata fatta con Google OneBox, un’appliance di ricerca fresca di annuncio (si veda il box). Cognos ha scelto due vie “esterne”, quindi, che inseriscono la Bi in un ampio bacino “interrogabile” di informazioni aziendali.


Iniziativa similare quella di Information Builders, che sta lavorando su un tool, basato proprio sull’appliance di Google, di “intelligent search” con cui arricchire la propria piattaforma WebFocus. Promette di saper cercare dati strutturati e non, sia all’interno del sistema che in altri contenitori grazie a un apposito motore di indicizzazione (quello della società sussidiaria iWay, specializzata in integrazione), che effettua il monitoraggio delle applicazioni e trasforma i messaggi in un formato fruibile dall’appliance Google.


Il problema della qualità


Funzionalità come queste, inserite in sistemi che si occupano di dati, possono far pensare a una sorta di surrogato della data integration. The Data Warehousing Institute (organizzazione specializzata su questi argomenti) sottolinea che questa “scorciatoia” non si prende cura come dovrebbe della questione cruciale della qualità e della contestualizzazione del dato. Va bene, sostiene l’analista, se lo scopo è reperire tutti i riferimenti relativi a una parola chiave: per esempio, per scoprire ove è citato un prodotto. Tuttavia, le nuove pieghe tecnologiche qui delineate possono far pensare che anche questo scoglio sta per essere intelligentemente aggirato.

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