Buona salute per il mobile italiano

Il fatturato del settore nel 2001 valeva 23 miliardi di euro e dà lavoroa 230.000 addetti. L’Italia è il maggiore consumatore di mobili in Europa

Ottobre 2002,
Il mercato del mobile-arredamento in Italia di per sé
gode di buona salute, come testimoniano i dati rilasciati dal Csil di Milano,
il Centro Studi Industria Leggera, secondo cui il fatturato 2001 relativo al
settore ammonta a 23 miliardi di euro. Si tratta di una delle aree trainanti
dell’economia italiana che ha registrato importazioni per 5 miliardi ed esportazioni
pari quasi a 13 miliardi di euro. L’intero comparto che, come spiega il Csil
«contribuisce a segnare un saldo attivo della bilancia commerciale
italiana per oltre 8 miliardi di euro
», dà lavoro a 230.000
addetti che salgono a 420.000 se si considera il settore legno-mobile nel suo
complesso.
Nella classifica dei produttori di mobili in Europa, l’industria italiana è
al primo posto con il 26% della produzione totale europea, seguita dalla Germania
con il 24%. Anche in merito ai consumi, l’Italia è ben posizionata: in
questo caso parliamo del secondo maggiore consumatore di mobili in Europa con
il 15%, dopo la Germania a quota 27%. Ogni anno le famiglie italiane firmano
non meno di 10 milioni di contratti per l’acquisto di mobili per la casa e i
budget per arredare le case variano dai 10.000 euro medi fino ai 50.000 euro.
Anche l’informatica contribuisce a questa spesa.
Siamo, inoltre, il primo Paese esportatore di mobili con una quota pari al 34%
delle esportazioni totali europee e al 20% del mercato mondiale di questo comparto.
Negli ultimi anni, però, si assiste anche a una crescita delle importazioni
con incrementi a due cifre. Le stime per l’anno in corso parlano di un aumento
della produzione del 2% in quantità, un incremento del consumo interno
dell’1,7%, una crescita delle esportazioni del 3,1% e un aumento delle importazioni
del 10%.
Un altro fattore determinante per il primato italiano nel settore dei mobili
è relativo all’organizzazione produttiva per distretti che ha permesso
il lavoro in sinergia tra le imprese produttrici localizzate in un determinato
territorio che si distinguono anche per l’elevata flessibilità e specializzazione
produttiva.
Il 60% delle esportazioni totali derivano da Veneto e Friuli-Venezia Giulia
(asse Treviso-Pordenone, "triangolo della sedia" di Udine, Bassa Padovana
e Veronese) e dalla Lombardia (Brianza).

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