Brevetti software: chi ha vinto?

Il Parlamento Europeo ha bocciato il progetto di direttiva sulla brevettabilità delle “invenzioni realizzate per mezzo del computer”. Meglio per il mercato, per i piccoli produttori e per chi sostiene l’open source. Ma restano contraddizioni che andranno comunque, prima o poi, risolte.

648 contro 14.
I numeri si commentano da soli.
I contrari alla
direttiva sulla brevettabilità delle “invenzioni realizzate attraverso il
computer” hanno rappresentato la quasi unanimità del Parlamento Europeo,
chiamato a pronunciarsi sulla materia. Difficile non “ideologizzare” almeno in
parte questo risultato, che per il momento lascia spazio di manovra alle
software house più piccole e ai sostenitori dell’open source.
Tuttavia, non
si può fare a meno di notare come il testo portato all’attenzione
dell’istituzione comunitaria fosse stato, nel corso di sei anni di battaglie,
talmente infarcito di emendamenti e controproposte, da diventare, di fatto,
inaccettabile un po’ da tutti. La vera questione è: si continuerà a lungo con la
situazione attuale o si arriverà a un nuovo testo di regolamentazione?
E
quali sono i reali interessi da salvaguardare nell’uno e nell’altro caso?
Da
questa prima battaglia emerge, probabilmente, un punto fermo: non si possono
brevettare le semplici idee.
Chi elabora il progetto di un nuovo software
non può esserne l’unico ed eterno depositario.
Anche perché chi oggi
brevetta tecnologie sono quelle poche aziende che hanno un dipartimento di
ricerca articolato e risorse da investire.
Nessuna realtà, nemmeno quella
più potente, può dirsi esente dall’essersi “ispirata” all’idea di qualcun altro
per definire il proprio portafoglio di offerta.
Oggi, a gestire gli aspetti
legali concernenti la creazione di software è l’Ufficio Europeo dei Brevetti, un
organismo che funziona e continuerà a funzionare, anche se l’articolo 52 della
convenzione di Monaco recita chiaramente che il software non è brevettabile.
Questa contraddizione andrà, prima o poi risolta, ma senza scagliare pietre
contro la tante realtà che “fanno mercato”, a livello locale e globale.
Per
una volta, dovrebbe essere il mercato a scegliere liberamente fra chi propone la
soluzione migliore, sotto tutti i punti di vista.

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