Brescia-Modena, due realtà del trade si confrontano

Un rivenditore lombardo e uno emiliano Accomunati dalla stessa appartenenza di canale Zucchetti, operano sul territorio e la pensano in maniera “propria”. Vediamo come

Computer Dealer&Var li ha incontrati al recente meeting Zucchetti. Durante la cena di gala discutevano animatamente di politica, di come l’Italia sta rispondendo ai bisogni di imprenditori e di cittadini. Il dialogo era animato. Anche perché questi due rivenditori vivono e operano sul territorio seguendo di istinto anche la loro formazione culturale e politica. Noi abbiamo voluto dare loro un microfono e per prima cosa abbiamo chiesto:

Che realtà imprenditoriale, economica e sociale vivete nella vostra zona geografica?

Matteo Brignoli,
Bs-Informatica

La realtà bresciana fa spesso fatica a capire le scelte politiche di alto profilo (uso una parola molto in voga
oggi) e anzi è convinta che
le politiche più semplici siano spesso le più valide. Faccio un esempio: da anni i nostri imprenditori stanno chiedendo protezione al mercato per fermare l’avanzata cinese nei settori più cari al mercato bresciano: rubinetterie, posaterie, abbigliamento e calzaturiero. Molti politici hanno sempre affermato che imporre tributi alle frontiere fosse una soluzione anacronistica e antistorica, tant’è che la richiesta avanzata in sede comunitaria dalla Lega Nord per la reintroduzione dei dazi è stata opera di dileggio e scherno da parte di tutte le altre forze politiche. Tutto è stato rimesso in discussione quando, su richiesta del governo francese, sono stati reintrodotti per il mercato calzaturiero. Nessuno riesce a capire il vero motivo per cui prima di agire la burocrazia italiana debba sempre far trascorrere anni. Per quanto riguarda l’imprenditoria, l’unica colpa che mi sento di imputare loro è quella di dedicare troppo tempo al lavoro quotidiano e troppo poco a pianificare, invece, gli sviluppi futuri delle loro aziende. Così, chi come noi vende servizi, si trova spesso a dialogare con realtà che devono investire o perché appena nate oppure perché stanno attraversando un profondo momento di crisi. Chi non ha saputo o voluto investire, si trova adesso in una fase molto delicata, poiché la necessità di investire in nuove soluzioni, sia hardware che software, o a livello di formazione del personale per abbattere costi e superare il momento di crisi, mal si sposa con la poca liquidità rimasta. Gli imprenditori che hanno ben investito si trovano con aziende che costano meno della concorrenza, con personale altamente qualificato e motivato e possono cavalcare mercati avendo prezzi bassi e ricavi invariati.

Andrea Monti, Genia

Fortunatamente nella nostra zona il lavoro non manca.
Sicuramente il mercato si presenta in modo più difficile e ostico rispetto agli “anni d’oro” del cambio millennio e dell’avvento dell’euro. Ora un’azienda, prima di investire in un nuovo sistema, ci pensa maggiormente e valuta più soluzioni. Questa diffidenza nasce principalmente dalla mancanza di fiducia che spesso le aziende hanno nella tecnologia informatica, sicuramente causata da
“delusioni” avute in passato. Senza dimenticarci comunque del momento poco brillante che l’economia ha vissuto e sta vivendo in questi anni. Ecco, quindi, che i tempi di trattativa si allungano e spesso ci si trova a “combattere” con concorrenti agguerriti.
La realtà imprenditoriale nella nostra zona è “trainata” principalmente da due settori: ceramica e meccanica. Questi due settori contano tra le loro fila grosse aziende, con realtà molto complesse con sedi dislocate sull’intero territorio mondiale. Ovviamente questa realtà ha portato una filiera di piccole-medio imprese di meccanica, automazione, servizi. Molte di queste aziende sono ancora a gestione familiare e con imprenditori/impiegati non abituati a utilizzare strumenti informatici. Queste aziende vanno prese per mano e con un processo lento, fatto di piccoli passi,
portate a un’informatizzazione totale dell’azienda.
Solo in questo modo si riesce a fare vedere l’informatica come un’occasione per migliorare il lavoro senza
rubare nulla all’esperienza e alle capacità delle persone.
Purtroppo troppo spesso un software gestionale è visto solo ed esclusivamente per adempiere agli obblighi fiscali. è nostro compito dimostrare che è il momento di andare oltre, proponendo strumenti di Business intelligence e soluzioni sempre più legate al mondo Internet che facilitino il rapporto e lo scambio di informazioni con agenti, clienti, fornitori e collaboratori.

Che “responsabilità sociale” ritiene debba avere un rivenditore di soluzioni informatiche?

Matteo Brignoli
Dovremmo eccellere nel nuovo, siano essi nuovi computer, nuovi software, nuovo personale, ma soprattutto nuovi modi di gestire le nostre aziende sia dal punto di vista economico che sociale. La conoscenza delle nuove frontiere dell’informatica, dovrebbe permetterci di liberare risorse economiche da quei prodotti o servizi che poco hanno a che fare con il “core business” dell’azienda e di riutilizzarli, invece, per migliorare l’efficienza, per avere da un lato società più snelle e poter dimostrare ai nostri clienti che i giusti investimenti migliorano i servizi senza aumentare i costi. Si diceva di una nuova coscienza sociale perché il personale non dovrebbe più essere considerato come dipendenti pagati per produrre, ma persone da far crescere e maturare perché domani affianchino l’imprenditore nel lavoro e diventino imprenditori di se stessi. Chi non capisce questo, qualunque sia il suo ruolo nel mondo del lavoro (imprenditore o dipendente, politico o sindacalista) è destinato, secondo il mio modesto parere, a fallire miseramente.

Andrea Monti
è una domanda molto impegnativa… Credo che la responsabilità sociale che un’azienda di soluzioni informatiche debba avere non sia diversa da quella che dovrebbero avere tutte le imprese in generale. Il lavoro è una cosa seria che richiede impegno e onestà. Essendo l’informatica una materia tecnica non accessibile a tutti, occorre che le soluzioni proposte siano davvero utili e che facilitano le persone nello svolgimento delle loro mansioni. Forse, come detto prima, proprio perché proponiamo soluzioni che modificano il modo
di operare delle persone e delle aziende, occorre porre molta attenzione per fare capire l’utilità della soluzione e che questa non toglie nulla all’esperienza e alla capacità dei singoli.

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