Saremo banali, ma preferiamo le vecchie ricette.
Rilasciata una bella ricercona promossa dallo Iulm e da Splinder, sul
fenomeno dei blog personali, fatta con accademici e sapienti.
L’obiettivo era comprendere il fenomeno dei blog definiti “identitari”
cioè quelli caratterizzati prevalentemente da tre tratti: natura narrativa,
soddisfare il bisogno di riflessione del soggetto, condivisione di affetti ed
emozioni.
La ricerca, a cui non vogliamo togliere dignità e
autorevolezza (leggetela, merita), è sintetizzabile con il fatto che questi blog
hanno un forte legame con la realtà e con il fatto che l’essere blogger è
riconducibile a tre tipologie: i giovani esploratori (in media 22enni curiosi),
le tessitrici (donne sui 27 alla scoperta dell’essere donna oggi) e i pionieri
(adulti in cerca di autoaffermazione).
E va bene.
Saremo
sicuramente sommari e superficiali, ma è come se venisse fuori un quadro
psico-sociale, passatecelo, di complessati, a cui l’uso di Internet funge da
terapia.
Il che è tutt’altro che un male. Ma a quei tre pilastri della
ricerca noi ne vorremmo contrapporre altrettanti, per azzardare un’alternativa:
una cultura narrativa (cioè attenta più a leggere che a scrivere), una
riflessione vera (cioè intima, cioè meditazione), una condivisione delle
emozioni carnale (cioè verso un prossimo tangibile).
Sembra più umano.
PS: Notare che ci siamo astenuti anche solo dallo sfiorare Second Life.