Billè: senza una defiscalizzazione vera si diventa "aborigeni della modernizzazione"

Sergio Billè, presidente di Confcommercio, ha aperto il convegno di Comufficio con una forte denuncia al sistema Italia e alle istituzioni: «Non è vero – dice – che l’Italia è in declino, anche se le grandi classifiche come i …


Sergio Billè, presidente di Confcommercio, ha aperto il
convegno di Comufficio con una forte denuncia al sistema Italia e alle istituzioni:
«Non è vero – dice – che l’Italia è in declino,
anche se le grandi classifiche come il World Economic Forum la relegano al 26°
posto. è vero, invece, che l’avanzata delle modernizzazione di cui il sistema
Italia ha disperatamente bisogno non solo non viene agevolata dalle istituzioni,
ma deve soffrire il peso di una pressione fiscale che non lascia spazio agli investimenti,
men che meno a quelli per l’innovazione»
. Billè punta il dito
sul debito pubblico: «è lì – sostiene – la vera
causa di uno Stato incapace di incoraggiare seriamente il sistema delle imprese
che sviluppano e commercializzano sistemi per l’innovazione»
. Ma non
è solo una questione di debito pubblico italiano. Billè critica
anche gli impegni "economici" per l’Europa: «L’Italia contribuisce
quale secondo socio fondatore dell’Ue con una quota pari al 30% della spesa totale
dell’Unione, che supera i 20 miliardi di euro. E non a caso
– puntualizza
l’Unione dispone di strutture all’avanguardia anche grazie ai nostri soldi.
Com’è – e qui arriva la denuncia – che per l’Ue i soldi si trovano, mentre
per l’innovazione in Italia restiamo al palo, senza investimenti e con infrastrutture
inadeguate?»
. Ma la denuncia porta a una controproposta che scalda
la sala: «Servono misure adeguate e immediate, serve una defiscalizzazione
totale degli investimenti in innovazione. Il Governo deve togliere il peso fiscale
dalle spalle di quelle imprese che investono per adeguare la propria competitività
agli scenari internazionali. Se la politica non riesce a provvedere con queste
misure rischiamo di trovarci con imprese incapaci di affrontare la concorrenza.
Rischiamo di diventare gli "aborigeni della modernizzazione"»
.

Billè traccia una linea guida per questa sua proposta: «Lo Stato
deve organizzarsi in modo da controllare e verificare che l’innovazione entri
veramente nelle aziende, ma una volta accertata l’attendibilità degli investimenti
effettuati deve cancellare per un anno tasse e contributi e dare corso a una politica
fiscale che tenga conto della migliore produttività degli impianti»
.
Billè parla a una sala di rivenditori, Var, software house, distributori,
operatori nel settore dell’innovazione e del commercio di beni informatici e non
dimentica che non basta puntare l’indice contro le inefficienze, occorre anche
dare linee guida, fare proposte. «In Italia c’è un grande bisogno
di innovazione e ci sono aziende pronte e preparate per portarla nelle imprese
e nelle istituzioni. C’è una ricchezza potenziale che rischia di andare
sprecata e ci sono aziende che rischiano di impoverirsi se non si rimette in moto
il processo dell’innovazione. Spetta alla politica fare un salto di qualità,
ma spetta anche alle imprese It far sentire la propria voce»
. L’ultima
considerazione Billè la lascia al futuro: «Ci sono indicatori
che parlano di una ripresa vicina, vero o falso che sia, se arriva e il sistema
delle nostre imprese non è pronto a coglierla si rischia di finire nella
retroguardia. è oggi più che mai necessario provvedere anche perché

– e conclude – il vero danno per l’Italia è quello di non fare nulla».
Ed è da troppo tempo che non si fa nulla.

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