Per accrescere la propria portata progettuale, senza sovraccaricare né sovradimensionare la struttura interna, nel corso del 2002, Berchi Group (impresa parmense che realizza linee per l’imbottigliamento e il confezionamento) ha deciso di sperimentare …
Per accrescere la propria portata progettuale, senza sovraccaricare né sovradimensionare la struttura interna, nel corso del 2002, Berchi Group (impresa parmense che realizza linee per l’imbottigliamento e il confezionamento) ha deciso di sperimentare l’offshoring, delegando parte dei propri progetti all’ufficio indiano di Think3, che da alcuni mesi era diventato suo fornitore per i software Cad e Pdm.
«L’iniziale scelta – spiega Antonio Riggio, production director e referente di Berchi per l’attività in India – è rientrata nella volontà di adottare un Cad 3D conveniente in termini di rapporto qualità-prezzo. Nel corso del tempo, poi, il vendor ci ha proposto di affidarci a lui e, in questo modo, poter contare su un polmone aggiuntivo a livello progettuale. Un’esigenza che fino a quel momento, e in parte ancora oggi, veniva soddisfatta ricorrendo a uffici esterni nella nostra zona».
Con l’avvio della collaborazione indiana, al team di 20 progettisti dell’area meccanica di Berchi (che nel suo complesso conta 130 dipendenti e un fatturato di 36 milioni di euro) si sono aggiunte quattro unità di Think3.
«In un primo momento – ricorda -, abbiamo affidato in outsourcing solo aspetti secondari dei progetti, visto che lavoriamo prevalentemente su commessa e, di conseguenza, i nostri prodotti sono molto personalizzati e richiedono una lunga curva di apprendimento. Nel giro di qualche tempo, però, ci siamo accorti che questa impostazione non era profittevole perché creava una perdita di efficienza, non solo per il fatto che il personale indiano di Think3 non conosceva i processi che sottendono la nostra offerta, ma anche per il fuso orario e le difficoltà linguistiche».
Per ovviare a queste problematiche, è stato, quindi, deciso di richiedere la presenza in sede, a rotazione, per un periodo di almeno tre mesi, delle quattro risorse messe a disposizione dal fornitore. «In tal modo – evidenzia Riggio -, si è costruito un rapporto interpersonale, e i tecnici indiani hanno potuto acquisire padronanza dei processi. Abbiamo, inoltre, iniziato a spostarci su progetti parametrici».
Il collegamento tra i due uffici, distanti migliaia di chilometri, avviene via Vpn. «L’obiettivo – illustra Marco Tarasconi, responsabile It di Berchi Group – era quello di garantire a tutti l’accesso diretto al database». Disservizi causati dalla connessione troppo lenta hanno, però, convinto l’azienda della necessità di replicare il database «in modo che divenisse possibile, la consultazione offline», mantenendo comunque attiva la connessione Vpn.
E se, a distanza di cinque anni dall’avvio della collaborazione, non è il risultato economico a rappresentare il miglioramento primario, i vantaggi hanno, comunque, convinto la società a proseguire sulla strada dell’offshoring.
«Si può parlare sostanzialmente di pareggio – considera Riggio -. Il successo, che in alcuni casi è stato elevato, dipende principalmente dal modo in cui si lavora. Nel nostro caso, ad esempio, parecchi progetti partono da disegni bidimensionali già realizzati e replicabili, sui quali vanno effettuate modifiche e miglioramenti su richiesta dei clienti. Quindi, talvolta, il potenziale del team indiano, molto reattivo nei progetti 3D, non veniva sfruttato al meglio. Questo tipo di cooperazione, comunque, risulta essere utile per la formazione dei dipendenti. Le dimensioni che stiamo man mano acquisendo, infatti, comportano la necessità di decentrare parte del lavoro e di imparare a coordinarsi con risorse esterne. La collaborazione con Think3 rappresenta, quindi, una sorta di palestra mentale, e va considerata anche come uno stimolo culturale».