Banda larga: l’Italia rischia la B

Il presidente dell’Agcom Calabrò lancia l’allarme: digital divide, insufficiente copertura delle famiglie, velocità non adeguata. La banda larga universale non è obiettivo scontato per il Paese.

E’ un vero e proprio allarme, senza alcuno sconto, quello lanciato nella giornata di ieri da Corrado Calabrò, presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, in occasione della presentazione della relazione annuale al Parlamento.


Il dito è puntato, come potrebbe essere diversamente?, sulla banda larga.
L’Italia è in zona retrocessione, è la sintesi del presidente.
Meno del 50% di abitazioni connesse a banda larga, quando la media europea veleggia intorno al 61%, il 18% della popolazione servita da Adsl inferiore ai 2 Mbit al secondo e poi quel 4% di digital divide da colmare.
Questi sono i nodi cruciali, che secondo Calabrò potrebbero rendere difficile raggiungere l’obiettivo di diffusione universale della banda larga nel Paese.

Qualche miglioramento, va detto, negli ultimi dodici mesi c’è stato, sia nella qualità della rete, sia nel numero di utenze per la banda larga fissa, che passa da una penetrazione del 20,6 al 22%.
Una crescita, tuttavia, ancora non sufficiente a colmare il gap con la media europea attestata su una penetrazione del 26%.

Resta invece confermato l’elevato livello di penetrazione della telefonia mobile, che sta evidentemente attirando a sé anche un numero crescente di utenti per la banda larga in mobilità.
A fronte di una media di una sim e mezza per abitante, sono ormai 12 milioni gli italiani che navigano da cellulare.
Non solo.

Nel primo trimestre dell’anno erano 6 milioni le chiavette Internet, mentre il valore complessivo di Internet in mobilità nel 2010 ha registrato una crescita del 7% rispetto al 2009, attestandosi a oltre 1.100 milioni di euro.


Quanto ai comportamenti degli italiani in rete, forte è l’attenzione ai social network.
Facebook, in Italia, conta un numero di utenti compreso tra gli 11 e i 20 milioni, che trascorrono un numero crescente di ore connessi, con non poco impatto sull’invasione del “dominio pubblico” sulla “sfera privata”.

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