Azioni contro la crisi

Le previsioni di recessione ci sono, ma è anche vero che le aziende sono più che mai intenzionate a salvare il proprio business. La rimonta, ancora una volta, spetta alla tecnologia

Occhi puntati sulla prima crisi del nuovo millennio. Se guardiamo alla storia della old economy, dovremmo stare in guardia (e soprattutto agire con la massima flessibilità per continuare a correggere il più possibile le strategie preventivate), ma con un senso di sicurezza dato dalla puntualità dei cicli e ricicli storici che dimostrano come le ondate negative siano state poi recuperate da nuovi avvenimenti tecnologici e nuovi investimenti in risorse, personale e conoscenza.

Ripresa lenta e difficile

Ma ora che siamo nella prima crisi del-la new economy varranno ancora queste regole?

Il dubbio ci accompagna attraverso i nuovi avvenimenti terroristici che stanno pesando non solo sulle Borse, ma anche sulle decisioni di acquisto sia del mercato consumer sia di quello business. Così, se fino ai primi di settembre Idc prospettava una ripresa graduale ma efficace già nel 2002, dopo l’11 settembre (data dell’attacco terroristico alle torri gemelle di New York), le previsioni si fanno più cupe.


Idc prevede che lo spiraglio possa aprirsi verso il 2003. Dopo un’ulteriore flessione nel 2002. È ciò che Roberto Masiero, presidente di Idc Emea, chiama la “Tempesta perfetta”. Il fenomeno atmosferico-tecnologico è stato scatenato da tre avvenimenti: il crash delle azioni Internet (iniziato
nel marzo 2000), il momento vacillante dell’economia americana (fine 2000) e il sovrainvestimento europeo nel settore delle telecomunicazioni legato alle gare per l’appalto delle licenze Umts.

Ma tutto ciò era già stato vissuto anche con l’ultima crisi legata al settore tecnologico che risale al 1983. Stesso atteggiamento della Borsa sulle aziende di personal computer, stesso rallentamento del mercato, stessa crisi di posti di lavoro. La rimonta fu lenta e ci vollero dieci anni di duro lavoro. Ma ci fu. E Roberto Masiero afferma che gli shipment aumentarono di ben sei volte.
Gli Stati Uniti guidarono la marcia con forti investimenti. L’Europa fu un po’ meno flessibile e ne uscì un po’ più tardi. Unico rallentamento di allora: la guerra del Golfo.

Ancora tre anni di incertezza

“Ma ora – sottolinea Masiero – c’è la variabile legata al terrorismo che aumenta l’incertezza e che ci porterà a vivere tre anni di rallentamento”.
Per questo l’analista afferma che “lo scenario è preoccupante, ma con nicchie di mercato che vanno a diverse velocità”. Tra queste dovrebbe essere il settore mobile a guidare la rivolta contro la crisi.
La tecnologia in questo caso è comunque tremendamente importante ed è un fattore scatenante. Nella precedente crisi le parole chiave sono state Windows, Pentium, Www, Y2K ed euro. Ora bisogna inventare qualche motivazione all’acquisto in più. Sperando, comunque, che, intanto, gli “animi” si plachino… in tutti i sensi. l

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