Avanti adagio verso gli Erp di seconda generazione

Costruire le capacità organizzative e tecnologiche alla base del c-commerce attivando i necessari processi collaborativi. Questo è il nuovo traguardo che si pone alle aziende una volta finalizzato l’Enterprise resource planning.

Collaborazione è la parola chiave: quella che consente di proiettare l’impresa in una dimensione di business realmente centrata sui propri asset primari, la stessa che sottende a un modello, presto destinato a trasformarsi in improrogabile necessità, capace di capitalizzare appieno sul network delle relazioni commerciali sulle quali si fonda l’azienda estesa. "Un simile paradigma – dice Jenni Lehman, direttore di ricerca di Gartner – dovrebbe gradualmente subentrare alle strategie convenzionali focalizzate sull’efficienza delle operazioni e sulla gestione della value chain". Per fare leva, innanzitutto, sul valore dell’integrazione che origina da un radicale cambiamento nella cultura e nell’organizzazione d’impresa, prima ancora che da una revisione del portafoglio tecnologico e applicativo. "Quest’orizzonte esteso, fino a qualche tempo fa – aggiunge Lehman – presupponeva investimenti a rischio, a cominciare dalle fusioni e dalle acquisizioni succedutesi tra piccole e grandi aziende, e che oggi, alla luce della congiuntura economica, può e deve essere raggiunto attraverso la collaborazione. Si tratta allora di identificare le competenze su cui concentrare l’attenzione per costruire da un lato le capacità tecnologiche destinate a formare l’infrastruttura alla base del c-commerce, e dall’altro per attivare i necessari processi collaborativi".


È questa la prospettiva dei sistemi Erp di seconda generazione, sui quali si appunta l’interesse di aziende che, pur avendo raggiunto una finalizzazione ottimale dei propri progetti, sono comunque obbligate da scenari di mercato in continua evoluzione a tenere il passo con il cambiamento."Del resto – sottolinea Allison Bacon, analista di Amr Research – la manutenzione di un Erp non è certo un’attività a termine, ma piuttosto un iter punteggiato da fasi progettuali, vieppiù legate alle mutevoli esigenze del business".


E se l’infrastruttura di collaboration rappresenta l’essenza strategica e funzionale dei sistemi Erp II, la direzione di sviluppo appare chiaramente tracciata. Tra le imprese già incamminatesi sulla strada dell’upgrade, pur con strumenti e obiettivi differenti, compaiono soprattutto grandi aziende e multinazionali, che non possono prescindere dalla creazione di un ambiente collaborativo interno, sul quale poggiare saldamente i processi di c-commerce che interessano il network composto da partner chiave, fornitori, clienti, nonché da tutti gli altri interlocutori di business.


Da un recente studio condotto da Amr Research su un campione di 150 grandi aziende statunitensi, che negli ultimi 18 mesi hanno provveduto ad aggiornare i propri Erp, rilevano alcuni fenomeni. "La maggioranza di chi ha dotato il proprio sistema di funzionalità aggiuntive – spiega Bacon – si rifà da una parte a precisi benefici di business e non a una generica esigenza di risparmio sui costi, seppure prevalente in sede di avvio dell’aggiornamento, dall’altra alla volontà di disporre di nuove funzioni nell’ambito di un’architettura che supporti le tecnologie più recenti". Le imprese che hanno implementato un progetto di upgrade testimoniano poi di tempistiche mai inferiori ai sei-sette mesi, dichiarando oneri di norma più alti rispetto a quanto preventivato, con le spese destinate ai servizi professionali per il personale a far la parte del leone. L’upgrade viene a costare in media circa un quinto del progetto d’origine, ma va segnalato che in occasione dell’aggiornamento dell’Erp, l’It ne approfitta per acquistare hardware, software e altri componenti aggiuntivi per il networking.


I settori applicativi che su tutti si possono avvantaggiare delle iniziative di aggiornamento dell’Erp, tra quelli non tradizionali, sono, a giudicare dalle risposte ottenute dall’indagine, i portali e l’Internet procurement. "Oltre due imprese su cinque – dice Bacon – hanno aggiunto un portale nel corso dell’aggiornamento del sistema. Un’applicazione knowledge-based, questa, che ha fatto spesso il paio con un sistema di Business intelligence". Un’azienda su quattro ha, poi, adottato software di customer management. Dallo studio, infine, una considerazione pratica: chi ha speso meno, impiegando un tempo più breve per l’upgrade, sono state le aziende che hanno mantenuto competenze interne, evitando di affidarsi ai team di consulenti o terze parti.

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