Attonito

Il fiume di domande e persone sempre “aperte per risposta”. Da Tiziano Terzani, uno spunto anche per l’It.

Siamo tutti vittime della pianificazione della comunicazione. Oramai è conclamato. Nulla esce da una bocca qualsiasi se non c’è prima stata un’adeguata attività di preparazione delle cose da dire, del come e a chi dirle.
Se si entra con la gamba appena un po’ decisa in questo schema di gioco, con azione maschia, non solo si rischia l’immeritata espulsione, ma anche la fine della partita. C’è il silenzio.
Troppo spesso ci si interroga circa i mali della comunicazione popolare (cioe’, perdonate: della stampa) e si trascura questo argomento: il totale dominio della preparazione dei discorsi, il controllo echeloniano sulle cose da dire.
Eppure, non si fa fisica dei quanti se si riconosce che la difficoltà nel farsi ascoltare e leggere nasce proprio dai vizi alla fonte.
Vizi, beninteso, che vengono assecondati e coltivati, senza il benché minimo istinto di ribellione allo status quo.
Siamo diventati un mondo dove le persone parlano con argomenti, parole e virgole misurate al calibro.
Vietato deviare.
Consentito vietare.
Che questa non suoni come una lamentela: qui nessuno si deve lagnare, se non ha il coraggio, in prima persona, e avendo capacità e potere di farlo, di fare una domanda che vada oltre gli schemi prefissati della comunicazione. Non solo, nessuno si deve lagnare se non riesce a portare qualcuno a parlare di qualcosa che non è stato stabilito a priori, dettando gli argomenti della conversazione.
E’ colpa sua.
Ora è in corso Smau, la fiera dell’informatica, che funziona come tutte le fiere: chi si espone, chi visita e guarda.
Chi domanda.
Sarebbe bello che quel fiume di domande, tipico della visita allo stand potesse essere tramutato in una costante del nostro modo di comunicare.
Cioè ci piacerebbe che i produttori di tecnologia potessero essere “tutto l’anno in fiera”, cioè potessero essere sempre “aperte per risposta”.
Purtroppo questo non avverrà, anche se siamo consapevoli del fatto che sarebbe il modo migliore per informare il lettore.
Colpa nostra, che non facciamo domande, o se le facciamo sono le solite e anche quelle a cui è facile rispondere.
Ma non solo colpa nostra.

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