Attendendo la ripresa

«La situazione continua a essere grave e preoccupante, ma forse ci sono degli sbocchi». I vicentini Nino Tagliamonte, presidente nazionale degli orafi di Cna, e Antonio Trevisan, presidente provinciale della categoria, parlavano così nella primavera sc …

«La situazione continua a essere grave e preoccupante, ma forse ci sono
degli sbocchi». I vicentini Nino Tagliamonte, presidente nazionale degli
orafi di Cna, e Antonio Trevisan, presidente provinciale della categoria, parlavano
così nella primavera scorsa. Alla base la ricerca di una possibile via
d’uscita dal tunnel che sta attraversando il settore orafo italiano, uno
dei più colpiti dalla crisi internazionale che segue l’attacco terroristico
negli Stati Uniti e al conseguente intervento militare in Afghanistan.
Pianificate comunque perdite notevolissime per le oltre tremila aziende vicentine
impegnate nella lavorazione dei metalli e dei minerali preziosi. Secondo l’ultima
analisi congiunturale della Camera di commercio di Vicenza, sul fatturato complessivo
delle aziende orafe, l’export incide per più dell’80 per cento,
e la maggior parte degli ordinativi arriva da Stati Uniti, Canada e Messico.
«La crisi attuale – aggiunge Trevisan – si somma a un periodo di difficoltà
strutturale per il settore. Dopo l’attacco alle torri di New York, molti
sistemi locali del Made in Italy sono stati messi in pericolo dalla contrazione
delle esportazioni verso la cosiddetta area Nafta, cioè Stati Uniti, Canada
e Messico». Come risulta da un’analisi di Unioncamere, il comparto
dei gioielli e degli articoli di oreficeria è il più esposto, se
si considera che il 33 per cento dell’export italiano (pari a 3.500 miliardi
di lire) è rivolto al solo mercato statunitense. «Si può uscire
dalla fase negativa – aggiunge il presidente Tagliamonte – solo facendo sistema
con le organizzazioni governative a sostegno del Made in Italy. Mi riferisco al
ministero dell’Industria e all’Istituto per il commercio estero, che
potrebbero avere un ruolo determinante nella valorizzazione del Made in Italy
per quanto riguarda il settore orafo. Stiamo pensando a strategie alternative,
come una collaborazione con il settore moda, per legare l’accessorio di
gioielleria e oreficeria al riconoscimento internazionale di cui la moda italiana
gode già oggi». Tagliamonte conclude auspicando che riprenda da entrambe
le parti, produttori e acquirenti, la fiducia nel mercato americano, da sempre
riferimento per le aziende orafe italiane.

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