Atos Origin si rafforza nel modo delle Tlc con SchlumbergerSema

L’ultima acquisizione, che posiziona il gruppo tra le prime cinque realtà mondiali nel mercato dei servizi It, porta in dote un significativo know how nell’area delle telecomunicazioni. In Italia la nuova organizzazione è già operativa e può contare su un organico di 3.600 dipendenti.

Atos Origin, già frutto di un merger complesso avvenuto oltre tre anni fa, nell’autunno scorso è ritornata alla ribalta del mercato mondiale dell’It acquisendo da Schlumberger la divisione It SchlumbergerSema. In Italia a gestire le operazioni di questa nuova fusione è stato chiamato un manager esterno al gruppo, Gianluigi Di Francesco, in carica da gennaio come executive vice president e Ceo di Atos Origin.


Linea Edp l’ha intervistato.

Acquisire per circa 1,3 miliardi di euro una realtà come SchlumbergerSema, che nel 2001 era stata pagata oltre 5 miliardi, può essere sicuramente considerato un affare, dal momento che presenta una obiettiva complementarietà d’offerta con Atos Origin. Tuttavia, va anche sottolineato che in un periodo di contrazione del mercato, che ha particolarmente penalizzato i service provider dell’It, dover gestire ancora un’altra significativa fusione, scompiglia non poco le attività di business delle realtà coinvolte. Quindi, viene da chiedersi se fosse proprio necessario fare questa mossa ora.


“È sotto gli occhi di tutti che nel mondo industriale, indipendentemente dallo specifico settore It, esistono dei fenomeni di concentrazione. Nel nostro caso, visti i valori del mercato, abbiamo colto l’occasione di acquistare una società complementare, sia per i settori in cui opera sia per tipologia di clienti. Infatti, Atos Origin è presente in tutto il mondo dell’It, ma in particolare nell’industria, mentre SchlumbergerSema è focalizzata sulle Tlc, per cui c’era una naturale sinergia di base. Oggi, quindi, la realtà che nasce da questo merger opera nel mondo dei servizi finanziari, nei beni di largo consumo, nell’industria discreta e di processo, nelle telecomunicazioni, nelle utilities, nei media e nel settore pubblico. A tutto questo si aggiunge anche l’attività di consulting, frutto dall’acquisizione nel 2002 delle filiali di Kpmg nel Regno Unito e nei Paesi Bassi, e gestita con il marchio Atos Kpmg Consulting, un’area che vogliamo sicuramente potenziare in tutte le country”.

A livello di servizi Atos Origin era focalizzata su tre principali tipologie, come managed operation, system integration e consulting. Nella nuova realtà rimarranno ancora queste le aree di attività?


“Il mondo dell’It ha avuto numerosi scossoni e molte società hanno dovuto ridimensionarsi. Però è altrettanto vero che alcune realtà, come Atos Origin, hanno puntato fin dalla loro costituzione su una serie di servizi che ha risentito meno di questo impatto negativo del mercato. E la dimostrazione è che il Gruppo dovrebbe chiudere il bilancio 2003 con un utile tra i 300 e i 400 milioni di euro. Infatti, ci sono servizi come l’outsourcing o il managed operation che generano ricavi dovuti a contratti pluriennali, che hanno avuto la funzione di ammortizzatori in una situazione di crisi, di cui però, purtroppo, abbiamo risentito un po’ tutti. Quindi, rispondendo alla sua domanda, sostanzialmente le confermo che le macroaree rimarranno quella del managed operation, dove Atos Origin ha ricavi ricorsivi nella misura del 50% del business complessivo, la system integration dove i ricavi sono attorno al 40% e la consulting, che vale circa un 10%. Questo è il modello macroeconomico del nuovo gruppo che, abbracciando da una parte uno spettro ampio, dall’altra settori di mercato che hanno contratti ricorsivi, ci consente anche di pianificare il nostro sviluppo. E quindi, ricollegandomi anche alla sua domanda iniziale, se fosse il momento o meno di fare acquisizioni, proprio perché abbiamo una visibilità a lungo respiro possiamo permetterci di cogliere certe occasioni quando si presentano”.

A livello di massa critica, che realtà siete oggi dopo l’acquisizione di SchlumbergerSema?


“In termini più generali, il Gruppo Atos Origin si posiziona tra le prime 5 società al mondo nei servizi It, con 50mila addetti, una presenza in 50 paesi e un fatturato congiunto di 5,6 miliardi di euro. Per quanto riguarda il futuro, l’impegno è di arrivare a 9/10 miliardi di fatturato nel 2006. Sembra un obiettivo estremamente ambizioso, però se si torna indietro nel tempo, il Gruppo Atos nel 2001 fatturava 1,5 miliardi, che, confrontati con i valori oggi raggiunti, sono la dimostrazione di come in breve tempo si possano raggiugere risultati molto elevati, conseguiti non solo grazie alle acquisizioni, ma anche a una buona crescita interna”.

E in Italia come si ripercuote questa situazione?


“In maniera assolutamente speculare, in quanto la fusione ha creato un’azienda con 3.600 addetti, la cui attività ricopre tutti i segmenti di mercato prima citati. Attualmente abbiamo sedi a Milano, Pont Saint Martin, Torino, Ivrea, Roma, Napoli e anche a Palermo attraverso una nostra controllata. Per quanto riguarda le previsioni di crescita, pensiamo di raggiungere i 400 milioni di euro nel 2004, con l’obiettivo molto più aggressivo di arrivare a 700/800 milioni a fine 2006”.

Con SchlumbergerSema in Italia avete anche ereditato un centro all’avanguardia nell’hosting come quello di Pont Saint Martin tra Ivrea e Aosta.


“Sì, questa è un’attività che rientra nell’area managed operation, che si aggiunge ai centri che avevamo già anche in Atos Origin presso Milano e Torino, e che ci consente di sfruttare meglio le strutture nel loro complesso. Fra l’altro, va sottolineato che quando c’è stato il clamoroso blackout del 28 settembre scorso, il centro di Pont Saint Martin ha funzionato benissimo per tutto il tempo, a conferma del fatto che sappiamo fare il nostro mestiere in quanto non ci possimo permettere di creare disservizi ai clienti importanti che ospitiamo”.

Come partner di Sap, siete anche voi coinvolti in Italia nel programma della società di approciare con un’offerta mirata le piccole imprese, come per esempio il recente gestionale Business One? In generale, le Pmi sono un target che vi interessa?


“Come Var di Sap siamo coinvolti nell’offerta della società a 360 gradi. Inoltre, essendo noi una multinazionale, abbiamo la possibilità e il vantaggio di poter recepire e capitalizzare le esperienze fatte in quest’area dal nostro gruppo su altri mercati e quindi di muoverci con già una vasta esperienza alle spalle. Quello delle Pmi è un mondo che ci interessa e per il quale abbiamo studiato delle offerte specifiche, perché ci rendiamo conto che le piccole, proprio per una corretta e naturale razionalizzazione dei costi, hanno la necessità di servizi standard, disponibili nell’immediato e a basso costo: da prendere e consumare subito, con un concetto di It utility”.

Attualmente, quindi, che obiettivi si dà, perché una fusione comporta da parte del top management una grande capacità di motivare le persone a seguirlo nei nuovi obiettivi e di definire con chiarezza ruoli e tempi, senza, nel frattempo, mai perdere di vista il business.


“È in effetti un grosso impegno, ma anche una grande opportunità, perché credo che la possibiltà di far parte di una compagine più grande e più importante sia già un motivo di entusiasmo, dove anche le persone, soprattutto i giovani, possono avere esperienze lavorative internazionali girando da paese a paese. Io sono in carica dal primo di gennaio e già il 7 ho presentato la nuova organizzazione, oggi operativa. Il mio primo obiettivo è stato quello di non perdere tempo e dare fin da subito un messaggio di operatività, sia all’interno che all’esterno, perché il nostro settore corre molto e per stare nel mercato bisogna correre almeno alla stessa velocità, se non di più. I segnali che abbiamo ricevuto per questa operazione sono positivi, tant’è che l’azione in Borsa si è apprezzata notevolmente”.

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