Assinform: così cresce l’Ict italiana

Il primo trimestre del settore segna un + 3,7%, grazie alle Tlc, aumentate di oltre il 5%. L’It, per quanto in attivo, è quasi a crescita nulla. Le famiglie più dinamiche delle imprese. Siamo in ritardo rispetto all’Europa.

«La difficile situazione del nostro Paese ci deve far riflettere su come si debba accelerare lo sviluppo, perché oggi non è più possibile aspettare ancora. Il Pil è stagnante, lo stato dell’arte della struttura industriale è preoccupante e la produttività scende sempre più in basso e la delocalizzazione può ulteriormente aggravare il calo dei posti di lavoro».


Con queste allarmate riflessioni Pierfilippo Roggero, presidente dell’Assinform, ha aperto il convegno che annualmente l’associazione delle società del settore Ict organizza in occasione del rilascio del volume del noto Rapporto (arrivato alla 36esima edizione) sull’andamento del mercato in Italia. Nel sottolineare per l’ennesima volta il ritardo accumulato dall’Italia rispetto ai paesi più industrializzati, Roggero ha evidenziato che sul fronte Ict sono in atto due diverse velocità: da una parte le Tlc crescono secondo la media europea, dall’altra l’It continua a essere in difficoltà.


Alcuni settori vanno bene, come la Gdo, le utility e la sanità, altri invece si contraggono e non investono in innovazione. Alcuni territori sono in crescita, altri fermi. Inoltre, aumenta il tasso di pirateria, che ha raggiunto il 50%, ben oltre la media europea (36%).


«Il nostro Paese rischia la marginalizzazione – sottolinea Roggero – per cui abbiamo la necessità di avviare un nuovo "Risorgimento industriale" centrato sull’innovazione e le nuove tecnologie, con aziende che puntino più sul valore aggiunto che sul semplice prodotto».


Tra le varie mosse auspicate dal presidente Assinform, c’è quella di spingere l’Italia a portare avanti il programma di ammodernamento della Pubblica amministrazione e far capire agli imprenditori, soprattutto quelli delle Pmi, che l’It è uno strumento indispensabile per avviare lo sviluppo.


Su questa lunghezza d’onda si allinea l’intervento di Giancarlo Capitani (nella foto), amministratore delegato di NetConsulting (la società che da anni elabora il Rapporto sull’Ict) le cui riflessioni, dettate dai dati di mercato rilevati nel 2004 e dall’andamento del primo trimestre 2005, portano ad osservare che il mercato dell’Ict sta vivendo una fase di transizione, nella quale si stanno ridisegnando nuove tecnologie e nuovi profili di business.


Il mercato non è più omogeneo in quanto l’Italia dell’Ict è fatta di vari mercati che vanno a diverse velocità. Le Tlc nel 2004 sono cresciute del 2,4%, pari a 41,860 miliardi di euro, mentre l’It è calata (-0,4%) arrivando a 19,320 miliardi. La difficoltà in cui si dibatte il settore in Italia è confermata anche dal dato relativo alla spesa pro capite nazionale confrontata con la media europea: nel nostro Paese è di 336 euro all’anno contro i 713 dell’Europa.


Il ritardo è palese, ma se prima nel 2003 eravamo tra gli ultimi in Europa in buona compagnia, ora siamo soli. Il fatto è che non si fanno progetti innovativi e le spese in atto parlano soprattutto di rinnovamento per l’acquisto dell’hardware e di manutenzione del parco presente. Inoltre persiste il fenomeno del downpricing che crea tensione nei rapporti con i vendor, in particolare nell’ambito dei servizi.


I ritardi che si accumulano si sommano a quelli di tipo strutturale, per cui il quadro che ne emerge vede le piccole imprese (da 1 a 49 dipendenti) investire sempre meno in tecnologia (3,3%) per cui rappresentano solo il 18% della spesa totale dell’It nel 2004. Le grandi (oltre i 250 addetti) riprendono timidamente a investire, mentre le medie (da 50 a 249 addetti) sono il soggetto attualmente più dinamico, in quanto oggi hanno un management più innovativo e sono sempre più in grado di confrontarsi sui mercati internazionali.


Venendo ad analizzare i dati del primo trimestre 2005, nel complesso Capitani ha osservato che l’Ict è cresciuta del 3,7%, registrando però un’accelerazione decisamente insoddisfacente se si vuole incominciare a recuperare il gap accumulato negli ultimi anni.


All’interno del settore aumenta il divario tra le Tlc, cresciute del 5,1%, valore doppio rispetto al 2004 (pari a 10,290 miliardi di euro) e l’It, che ritorna in attivo, seppur di poco (+0,5% ) con 4,566 miliardi, grazie alla spinta dell’hardware. Infatti il comparto mette a segno l’incremento più sostanzioso (+2,8%), dovuto all’accelerazione che hanno registrato i notebook (+38,3% in unità): una conferma che il driver è la mobilità, sia da parte del consumer che delle aziende. Il software aumenta solo dell’1%, mentre i servizi sono ancora negativi (- 0,4%).


Nelle Tlc l’elemento trainante è quello dei servizi di rete mobile (+13,8%) che aumenteranno ancora con l’Umts e le nuove proposte di contenuti, area ancora carente nel nostro Paese.


Per il futuro, dunque, se si vuole recuperare il pesante divario accumulato rispetto ai paesi più industrializzati, Capitani ha osservato che tra i soggetti coinvolti chi deve fare il primo passo sono soprattutto le imprese, che ancor oggi continuano a spendere più in macchinari (+2,7%) che non in It (-0,4%): non si fa innovazione di sistema ma incrementali e questo porta a un abbassamento della qualità offerta da molti settori industriali.


La sofferenza dell’It è il ritratto della sofferenza generale delle imprese, tant’è che il 10% delle nostre realtà è a rischio di chiusura. I segnali positivi vengono, invece, dalle famiglie, che sono più innovative delle imprese. Questa tendenza troverà un acceleratore da parte delle tecnologie che verranno introdotte nei prossimi mesi per cui nel 2006 arriveremo a una situazione più evoluta.


A conclusione, Capitani ha osservato che si deve guardare all’It come a un insieme di mercati, alcuni vanno bene altri sono in declino. Le tecnologie ci sono, per cui tutti i soggetti del Sistema Paese devono fare passi più strutturali, l’impresa deve passare a un utilizzo dell’It più competitivo per coglierne i vantaggi.


La Pubblica amministrazione deve ancore percorrere un lungo cammino verso la digitalizzazione, ma il processo è in atto. Le famiglie, da parte loro, stanno avviando una dinamica definita "spontanea" da Capitani (ma secondo il ministro Lucio Stanca, presente all’incontro, è invece in parte frutto degli incentivi statali a investire nell’It, vedi ad esempio il bonus per l’acquisto dei pc), che vede le tecnologie sempre più integrate tra loro.


«Il gap da recuperare con i paesi più avanzati è forte, per cui è necessario sostenere tutti i soggetti in grado di fare sistema» ha concluso Capitani.

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