Arrivano tardi e male i finanziamenti europei per le Pmi

Per la Corte dei Conti Europea le spese sostenute dal Fondo europeo di sviluppo regionale non producono i benefici attesi a causa di norme inadeguate e non attraggono capitali privati. Ma non solo: gli intermediari finanziari hanno addebitato ad alcune Pmi destinatarie costi ingiustificati.

La Corte dei conti europea ha concluso
nella propria relazione speciale n. 2/2012 che l’efficacia e l’efficienza delle
spese eseguite dal Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) per gli
strumenti finanziari a favore delle piccole e medie imprese sono compromesse
dall’inadeguatezza del quadro normativo per i diversi tipi di strumenti
finanziari utilizzati.

Sono stati rilevati diffusi ritardi nel
far pervenire i fondi alle Pmi destinatarie e le azioni sostenute sono state inefficaci
nell’attrarre investimenti privati.

Peggio: gli intermediari finanziari utilizzati
hanno addebitato ad alcune Pmi destinatarie costi di gestione
ingiustificati.

Il controllo di gestione svolto dalla Cce mostra
che il quadro normativo dei Fesr utilizzato era originariamente concepito per l’erogazione
di sovvenzioni, e pertanto inadatto a tener conto delle specificità degli
strumenti di debito e di capitale utilizzati.

Sono state riscontrate debolezze sui piani
delle disposizioni riguardanti l’effetto di leva e il reimpiego dei fondi,
della giustificazione degli importi assegnati a misure di ingegneria
finanziaria, delle condizioni che giustificano il ricorso al trattamento
preferenziale per il settore privato e le condizioni di ammissibilità per il
capitale circolante.

La Corte formula raccomandazioni destinate
alla Commissione per migliorare il quadro normativo per questi strumenti e
contribuire alla loro efficacia ed efficienza. Prevedono, tra l’altro, di far sì
che le proposte degli Stati membri siano giustificate da valutazioni del
deficit di finanziamenti di qualità sufficiente, offrire un sistema di
monitoraggio e valutazione affidabile, valutare la possibilità di fornire agli
Stati membri strutture e strumenti semplificati e collaudati, in modo da
velocizzare l’attuazione e ridurre i costi di gestione, individuare e stabilire
requisiti di leva minimi e criteri minimi per il reimpiego dei fondi.

A margine della relazione, il parlamentare
europeo Patrizia Toia, vicepresidente
della Commissione per l’industria, la ricerca
e l’energia, in una nota rivela che si adopererà affinché «nella
nuova programmazione 2014 – 2020 vengano inseriti i cambiamenti necessari
affinché le Pmi possano davvero accedere ai fondi europei. La programmazione
messa in atto dall’Ue negli ultimi anni ha cercato di semplificare la
possibilità di accesso ai finanziamenti da parte delle Pmi. Sicuramente molto è
ancora da fare. Terremo conto della necessità di far sì che le proposte degli
Stati membri siano giustificate da valutazioni del deficit di finanziamenti di
qualità sufficiente, di cui tener conto al momento di approvare le misure; di
creare un sistema di monitoraggio e valutazione affidabile e tecnicamente
valido; e anche di valutare la possibilità di fornire agli Stati membri
strutture e strumenti semplificati e collaudati, in modo da velocizzare l’attuazione
e ridurre i costi di gestione, così come indicato dalla Corte
».

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