Archiviare i dati in ambienti aperti con True North di Hds

La nuova strategia di Hitachi Data Systems consente di gestire, attraverso la seconda generazione del framework HiCommand, tutto l’hardware storage d’azienda. Prevista l’adozione dello standard Cim come mezzo per garantire la compatibilità di sistema.

L’obiettivo di Hitachi Data Systems è chiaro: guadagnare la leadership del mercato storage entro il 2004. La fermezza di intenti non difetta a Hds, che recentemente ha posto i primi tasselli dell’aggressiva politica di mercato nello storage di fascia alta. La società, figlia del colosso giapponese Hitachi, non fa mistero della propria intenzione di scalzare Emc dalla testa del mercato San. La nuova strategia di storage management, battezzata True North, rappresenta la concretizzazione degli sforzi di cooperazione tra Hds e i partner tecnologici, per riuscire a creare un’infrastruttura di virtualizzazione delle risorse anche di terze parti. La filosofia si propone di garantire dei sistemi di automazione della gestione, basati su policy che dovrebbero consentire agli amministratori di risolvere problematiche come quelle legate all’Srm (Storage resource management) o al controllo delle reti storage da una singola console. L’idea è di fornire un framework aperto, in grado di gestire anche le soluzioni non proprietarie, fondato su tre elementi chiave riferiti a hardware, software e Api (interfacce di programmazione). Alla base di True North si troverà il framework di gestione HiCommand. “La componente chiave di questa nuova strategia – dice Bob Plumridge, director software product management Emea di Hds – è rappresentata dall’abilità di collaborare con tutti i nostri partner, attraverso i contratti di scambio di Api, per permettere agli utenti di integrare le soluzioni dei vari vendor in un unico framework universale”.


La strada sembra essere già in parte spianata. Forte di accordi Oem con Sun e Hewlett-Packard, che rivendono già da tempo gli array di fascia alta Lightning, Hds ha deciso di impegnarsi nella ferma aderenza agli standard per garantirsi la compatibilità nativa con l’hardware delle terze parti. “Il nostro maggior concorrente (Emc, – ndr) adotta un approccio diverso, ma noi pensiamo che la strada più corretta per garantirsi credibilità sia quella di lavorare per la diffusione e la generalizzata adozione degli standard – sottolinea Plumridge -. Il reverse engineering è una scelta che paga nel breve periodo ma non è sostenibile come strategia a lungo termine”. Garantirsi compatibilità nativa con l’hardware delle terze parti è quello che l’azienda vede come il percorso preferenziale verso un deciso incremento della propria quota di mercato, accanto al forte impegno a migliorare le performance dell’hardware e ad allargare la cerchia degli accordi Oem.


La strada intrapresa


La società ha presentato la nuova famiglia di array di fascia alta Hitachi Freedom Storage Lightning, la serie V, che andrà a rafforzare l’offerta di componenti hardware. Si tratta della seconda generazione di sistemi storage basati sull’architettura interna fabric switched Hi-Star che, grazie a rinnovate funzionalità di virtualizzazione, alle opzioni di connettività, alla triplicazione della banda e al raddoppiamento della cache rispetto ai modelli della generazione precedente, rappresenta una valida opzione per il consolidamento degli ambienti storage aziendali.


Disponibile in due modelli, il Lightining 9970 V è un’unità a cabinet singolo con una capacità nominale massima di 9 Tb mentre il 9980 V è un modello multi cabinet pensato per il consolidamento dei sistemi storage anche di vendor diversi, soprattutto grazie alle migliorate funzionalità di astrazione e al pooling intelligente dei dati provenienti dalle varie piattaforme.


“Tutti i sistemi sono dotati di un layer per la virtualizzazione che permette di gestire al meglio l’hardware esistente in azienda – precisa Plumridge -. In pratica, sarà possibile connettere più server, sui quali girano diversi sistemi operativi, a un’unica porta virtuale, che potrà essere utilizzata per incrementare la connettività e semplificare la gestione della configurazione”. Il cuore tecnologico di queste nuove piattaforme è un’architettura storage blade estensibile. Le schede supportano più porte storage a protocollo multiplo come Escon, Ficon e Fibre Channel a 1 e 2 Gigabit per secondo. L’architettura switch interna, piuttosto flessibile e capace di supportare nativamente tutti i protocolli che potranno essere introdotti in futuro come iScsi, e la separazione del flusso dati del control store da quello del data store permettono di migrare, in modo trasparente, tra i diversi protocolli.

Un framework nel cuore


La società ha anche presentato la più recente evoluzione di HiCommand, il framework per la gestione automatizzata delle risorse storage aziendali introdotto lo scorso anno. Oggi, la piattaforma è evoluta in HiCommand Management Framework, una soluzione modulare, basata su standard, che supporta l’integrazione nativa (plug-and-play) con i software proposti da numerosi Isv. La società, infatti, è legata da accordi con Veritas Software, Microsoft, Computer Associates, Oracle, Bmc Software e altri produttori di soluzioni di gestione.


La conformità agli standard emergenti proposti dalla Snia (Storage Networking Industry Association), come Cim (Common information model) e con il protocollo d’accesso Soap dovrebbero, infatti, consentire l’interazione nativa con le soluzioni di altri produttori. “Stiamo spingendo l’adozione di Cim nella comunità degli Indipendent software vendor che hanno aderito alla Snia – chiarisce Plumridge -. Pensiamo che si candidi a divenire uno standard de facto per la compatibilità in ambito storage, una sorta di traduttore universale di linguaggi diversi, entro i prossimi anni”.


Il componente principale di HiCommand è rappresentato da un modulo di automazione che provvede a tradurre tutte le procedure operative dell’azienda in comandi storage. Di fatto, quindi, molte funzioni di controllo e molte impostazioni finora svolte manualmente risultano automatizzate. Il framework incorpora moduli realizzati da Hitachi ma anche prodotti sviluppati da altri Isv per la gestione della replica e il restore dei dati.


A oggi, tuttavia, l’unico componente disponibile è Device Manager, un software per la gestione dei dispositivi che permette la gestione centralizzata dei sistemi proprietari e di quelli dei vendor con cui Hds ha già siglato accordi. Bmc ha già integrato il proprio framework di gestione, Patrol, con HiCommand Device Manager. Va ricordato che sia Sun Microsystems sia Hewlett-Packard saranno autorizzate, sulla base di accordi precedenti, a rivendere i nuovi Lightning 9900a V-Series.

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