Applicazioni, si può fare di più

Uno studio del Politecnico di Milano rivela uno scenario eterogeneo e una diffusione inferiore alle aspettative. Ma un Roi positivo.

"La diffusione attuale delle applicazioni mobili nelle aziende italiane è minore rispetto alle attese. Noi pensiamo che sia un problema di ecosistema dell’offerta, che comprende provider, produttori di terminali e reseller: si sono mossi in maniera scoordinata e inafficace". Parola di Andrea Rangone, professore al Politecnico di Milano e responsabile dell’Osservatorio Mobile & Wireless, un recente studio basato sull’analisi dettagliata di un campione di 66 aziende italiane, intervistate de visu per analizzare e classificare l’applicazione implementata, i risultati ottenuti e le difficoltà incontrate.


Si può fare molto di più, sostengono, in sostanza, i ricercatori del Politecnico, che hanno trovato nelle aziende un universo composito ed eterogeneo, perché ci sono molti modi per passare alla mobilità. I terminali sono diversi, dai Pda ai cellulari, dagli apparati industriali ai tablet pc, e altrettanto si può dire per le reti, poiché non ci sono solo Gsm e Gprs, ma anche il Wi-Fi e l’emergente Rfid. Anche le modalità operative cambiano, perché spesso, a guardare bene, le applicazioni sono offline: è vero che vengono utilizzati i Pda per inserire i dati sul campo, ma poi il collegamento alla rete, per scaricare queste informazioni, avviene saltuariamente, magari solo la sera. "Si può concludere – afferma Rangone – che spesso le applicazioni sfruttano solo in minima parte le potenzialità. Questo, d’altro canto, fa sì che l’impatto sui processi sia basso, dato che non viene modificato l’orologio dell’organizzazione. Ma la mancanza di un’ottica sistemica genera bassi ritorni". Tuttavia, la valutazione dell’investimento porta sempre a un risultato positivo. "I ritorni sono molto chiari, evidenziati anche dagli utenti, nella maggior parte dei casi, a fronte di investimenti ridotti. A ciò si aggiunge che, nella maggior parte dei casi, non abbiamo rilevato nessuna reale criticità in fase di implementazione e gestione, se si escludono le barriere tipiche delle nuove tecnologie".


Perché allora il mercato ha risposto in modo così basso rispetto alle aspettative? "C’è stata poca comunicazione sulla mobilità come progetto – è la tesi di Rangone – e molta sui terminali. Inoltre, i Var locali sono poco sensibili su questo tema e non sono in grado di veicolare il messaggio".

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