Applicazioni integrate e informazioni condivise con l’Eai

La necessità di far dialogare tra loro sistemi eterogenei ha trovato risposta nella recente generazione di strumenti software di Enterprise application integration, in grado di legare le soluzioni aziendali in modo trasparente per l’utente

Nel corso degli ultimi trent’anni, le applicazioni software sono state spesso costruite a “strati” successivi, dando corpo a un sistema informativo estremamente complesso e difficile da mantenere.
Ciò vale non solo per i sistemi operativi ma pure per gli applicativi e i gestionali proprietari.
L’ultimo decennio ha, poi, visto una crescita delle applicazioni specializzate disponibili sul mercato, chiamate anche “sistemi aperti”: Edm (Electronic document management) per la gestione elettronica dei documenti, workflow, posta elettronica, groupware, gestione della logistica, e-commerce e Crm.
Da questa evoluzione sono derivati sistemi con la necessità assoluta di comunicare: l’obiettivo è quello di raggruppare su di un unico sistema il maggior numero possibile di applicazioni. Il collegamento, in termine tecnico middleware, viene considerato come il collante per consentire l’incastro di tutti gli elementi del puzzle, vale a dire il sistema informativo aziendale.
Secondo alcuni analisti, le piattaforme Java e i corollari Ejb, Corba o Dcom sono “un’opzione miracolosa”, in quanto in grado di risolvere i problemi d’integrazione dell’impresa. In effetti, tramite il loro apporto è possibile omogeneizzare le piattaforme di sviluppo, facilitando la comunicazione. Il tutto, però, avviene solamente a basso livello, nei primi strati del protocollo Iso/Osi. Le applicazioni, tuttavia, devono comunicare anche a un livello più alto, ovvero a quello dei contenuti.

Il trasferimento dei dati

Per lungo tempo, questo problema è stato risolto mediante lo sviluppo di soluzioni specifiche e di interfacce software in cui il trasporto dei dati era assicurato da meccanismi di trasferimento dei file. Un approccio tuttora valido nel caso in cui le applicazioni da interconnettere siano limitate e con un ristretto numero di dati da trasferire.
La complessità del problema è cresciuta in modo esponenziale con l’aumento delle applicazioni da coinvolgere. È questo il fenomeno che Gartner definisce “sistema
spaghetti”. Per districare la matassa è apparso un nuovo segmento di middleware, indicato come Eai (Enterprise application integration), ovvero software d’integrazione delle applicazioni dell’impresa, battezzato anche Businessware dalla società di consulenza Idc.
Secondo la società di consulenza Ovum, l’Eai non è un middleware, né un workflow, né un sistema di trasformazione dei dati, bensì una combinazione di questi tre componenti: servizi di connettività del primo, gestione del processo del secondo e trasformazione dei dati estratti dai prodotti Etl (Extract, trasform, loading) del terzo. Da questo punto di partenza, si è giunti a una definizione generalmente accettata, nella quale l’Eai è visto come processo d’integrazione delle nuove applicazioni con quelle legacy, mediante differenti tecnologie, attraverso un network che connette le macchine di una o più aziende, con cambiamenti minimi e un approccio non invasivo. Per Eai si intende, quindi, un middleware che, a differenza di quelli ordinari, lascia inalterate le vecchie applicazioni, permettendo l’accesso a pacchetti applicativi e sistemi esterni, senza la necessità di cambiamenti.
In altre parole, lo scopo dei sistemi di Enterprise application integration è quello di collegare e tenere sotto controllo i singoli software, creati, per esempio, per il controllo degli inventari di magazzino, per l’automazione delle vendite oppure per la gestione delle risorse umane, con lo scopo di liberare l’informazione e renderla disponibile a chiunque faccia parte della value chain. È per questo motivo che, spesso, l’Eai viene associata all’e-business. Infatti, i sistemi di commercio elettronico, per dare valore aggiunto a un’azienda, devono poter disporre, in tempo reale, dei dati provenienti da fonti diverse.

Conversione e controllo

I problemi legati all’integrazione si ripartiscono in due grandi categorie. Da una parte, si tratta di assicurare la conversione dei dati, mantenendone nel contempo
l’integrità e gestendone gli indici di riferimento, dall’altra, di realizzare il controllo dei flussi tra le diverse elaborazioni.
Per quanto riguarda i dati, i metodi di scambio consistono in trasferimenti di file Ftp e Cft (Cross file transfer), per copiare i dati forniti dai vari sistemi aziendali (produzione, vendite, basi dati intermedie di supporto alle decisioni), verso un data warehouse.
In questa categoria rientrano anche i meccanismi di replicazione dei database.
Come funzione di base dell’Eai, la spedizione è, il più delle volte, assicurata da prodotti di tipo Mom (Message oriented middleware). Ibm stata tra i pionieri di questo tipo di middleware con MqSeries che gira su una quindicina di piattaforme. I prodotti Mom utilizzano file di attesa, con lo scopo di evitare che i messaggi vadano perduti quando un programma applicativo non risulta pronto a riceverli.
Al contrario, con prodotti in cui la comunicazione funziona in modalità domanda-risposta online, il mittente viene bloccato fino a quando il destinatario non dà risposta.
In una posizione di mezzo si pone il Cpi-C (Common programming interface communications), uno standard di comunicazione proposto da Ibm per le elaborazioni fatte da più sistemi. La modalità è conversazionale e funziona mediante sequenze di domande e risposte.
Il destinatario deve essere disponibile, ma la chiamata non è bloccante.
Un secondo livello applicativo traduce i messaggi nei formati comprensibili dalle applicazioni destinate a riceverli.

Le strade per l’integrazione
L’integrazione di diverse applicazioni è spesso un’operazione costosa sia in termini di tempo che di risorse, tuttavia, l’idea che una medesima tecnologia possa essere
utilizzata per questo fine è indubbiamente molto attraente.
Ci sono, fondamentalmente, quattro metodi di approccio all’integrazione tra il mondo legacy e quello Internet: tecnologie di data warehousing già esistenti in azienda; interfacce create ad hoc e middleware generici per trasferire le informazioni; oggetti software intelligenti chiamati Adapter che si interfacciano dinamicamente con database e applicazioni per integrare le operazioni che avvengono online e in tempo reale con i processi dei sistemi legacy aziendali; trasformazione delle informazioni in base a specifici repository di metadati e all’instradamento dei dati tra le applicazioni. Tutti i prodotti di Eai sul mercato tendono ad appartenere a una di queste categorie, tuttavia, una scelta non mirata può accrescere i costi e i tempi di implementazione, senza aggiungere valore significativo ai processi aziendali.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome