Apple rifiuta l’accusa di aver fatto cartello

Come Macmillan e Penguin anche Apple sostiene che gli accordi del 2010 favorirono la concorrenza.

Avevamo riferito, nella giornata di ieri, della denuncia presentata dal dipartimento di Giustizia americano nei confronti di Apple e di cinque editori, accusati di aver fatto cartello causando un aumento illecito nel prezzo degli ebook.

Mentre tre degli editori chiamati in causa, Hachette, HarperCollins e Simon & Schuster, hanno riconosciuto l’addebito, Macmillan e Penguin sostengono che non di cartello si trattò, ma di una azione volta a stimolare la concorrenza in un regime di semi-monopolio, quale quello esistente fino a quel momento, in un mercato di fatto controllato da Amazon.

Da parte sua, Apple respinge le accuse e sostiene che “semplicemente non sono vere”. 
Anche per la casa di Cupertino, i nuovi rapporti di collaborazione stretti con i cinque editori servirono a promuovere competizione e innovazione in un mercato in quel momento controllato da Amazon.
Il comportamento di Apple nei confronti degli editori, sostiene la difesa di Apple, non ha fatto altro che applicare ai libri elettronici lo stesso modello già applicato per le Apps: gli editori sono liberi di fissare il prezzo, mentre Apple si riserva il diritto sul 30% di ogni transazione.

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