Anti-spamming: troppo morbida l’Ue?

La Commissione europea ha optato per la linea possibilista. Intanto si attendono per il mese di settembre le nuove decisioni in materia di trattamento dei dati personali

Un approccio più morbido. È questo il nuovo orientamento della commissione europea che si sta occupando, tra le altre cose, di varare provvedimenti antispamming.

E così, invece della auspicata posizione “opt-in”, con la quale è consentito inviare mail automatiche solo ed esclusivamente dopo esserne stati autorizzati dai destinatari, l’orientamento è decisamente più possibilista, lasciando entrambe le possibilità: “opt-in”, per richiedere l’inserimento in una mailing list, oppure “opt-out”, per richiedere di esserne rimossi.

La decisione da parte della commissione che si occupa di diritti civili di fatto sembra andare in controtendenza rispetto alle proposte pervenute nel corso del mese di giugno da parte dei ministri delle telecomunicazioni dei vari Paesi europei, i quali optavano per una posizione più rigida.
Immediate le reazioni di disappunto. In prima linea la European Internet Service Provider Association, che ha dichiarato che con questa decisione il parlamento europeo mette in predicato la sua credibilità per quanto riguarda l’intera materia del trattamento dei dati personali.

Contestualmente alla direttiva anti-spamming, il comitato dei diritti civili ha esaminato nuove proposte che riguardano l’accesso ai dati e alle comunicazioni personali da parte delle autorità e delle forze dell’ordine. In particolare, viene richiesta una riduzione delle autorizzazioni ai dipartimenti di polizia per l’intercettazione delle comunicazioni e per la loro localizzazione, così come viene richiesta l’abolizione della direttiva che impone alle telecom e ai provider di tenere registrazione di tutte le comunicazioni voce e dati per almeno sette anni.

Questi ultimi temi saranno oggetto di ulteriori analisi e ratifiche nel mese di settembre, nella stessa data nella quale sarà discusso il rapporto su Echelon, nel quale si conferma l’esistenza di una rete di spionaggio guidata dagli Stati Uniti.

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