Andersen Consulting rivendica la propria indipendenza

Mentre è in atto una tendenza alla concentrazione delle società di consulenza in cerca di una maggiore massa critica per affrontare il mercato globale, Andersen Consulting sembra andare controcorrente. L’azienda, infatti, vuole ottenere l …

Mentre è in atto una tendenza alla concentrazione delle società di
consulenza in cerca di una maggiore massa critica per affrontare il mercato
globale, Andersen Consulting sembra andare controcorrente. L’azienda,
infatti, vuole ottenere l’indipendenza da Arthur Andersen e da Andersen
Worldwide, pretendendo, nel contempo, la "restituzione" di una cifra
dell’ordine delle centinaia di milioni di dollari.
La richiesta, approvata dal 90% dei partner Andersen Consulting, si fonda
sull’assunto che Arthur Andersen non avrebbe rispettato i termini
dell’accordo che aveva portato alla costituzione della società di
consulenza nel 1989. Allora un gruppo di partner aveva creato la nuova
azienda con l’accordo di ricevere potere e profitto pari al fatturato da
loro generato.
Operativamente, questo era stato tradotto in una divisione dei settori di
competenza che Arthur Andersen non avrebbe rispettato, creando confusione
sul mercato, stando a quanto dichiarato dai responsabili di Andersen
Consulting. Più precisamente, Arthur Andersen avrebbe dovuto limitare le
proprie attività alla consulenza fiscale e alla revisione dei conti. Negli
ultimi tre anni, invece, l’azienda avrebbe spostato i suoi interessi, ma,
di fatto, le attività di consulenza delle due società non erano consider
ate
in conflitto, fin quanto Arthur Andersen ha limitato la sua azione alle
piccole e medie imprese, mentre Andersen Consulting si rivolgeva alle
grandi multinazionali. Quest’ultima, però, non ha visto di buon occhio
nuove operazioni della prima, con clienti come Oracle, Lotus e Hyperion.
La diatriba è stata sottoposta alla Camera di Commercio Internazionale di
Parigi, dopo che Arthur Andersen ha rifiutato una prima proposta di
conciliazione. Al momento, Andersen Consulting chiede di diventare
indipendente e di vedersi restituire i fondi che ha versato in passato per
una serie di attività in comune. Fondi che, sempre secondo la tesi dei
responsabili di Andersen Consulting, sarebbero stati impiegati per
accrescere la competitività di Arthur Andersen a loro svantaggio.
Lo scontro è diventato pubblico la scorsa estate, con la lotta per la
successione di Lawrence Weinbach nella carica di Ceo di Andersen Worldwide.
Un problema di potere e di denaro: Andersen Consulting, infatti, è
cresciuta del 25% nel 1997, raggiungendo un fatturato di 6,1 miliardi di
dollari, mentre Arthur Andersen ha registrato un incremento più contenuto,
13%, arrivando a 5,2 miliardi di dollari di fatturato.
Secondo alcuni analisti statunitensi, il conflitto tra consulenti fiscali
e revisori dei conti, da un lato, e consulenti tecnico/organizzativi,
dall’altro, è destinato a esplodere anche in seno agli altri big del
settore. Con problemi accresciuti dopo le fusioni di Price Waterhouse con
Coopers & Lybrand e di Ernst & Young con Kpmg Peat Marwick.

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