Ancora cautela negli acquisti online

Secondo l’Anee, mentre il 77% delle 1500 imprese intervistate ha un sito Web da più di tre anni e il 62% può contare su un’altrettanto ampia esperienza di commercio elettronico, solo il 5% del panel ha cominciato la sua avventura di vendita online nel corso dell’ultimo anno.

10 ottobre 2003 Secondo le più recenti indagini sullo stato dell’e-commerce italiano, dei 22 milioni di internauti gli shopper rappresenterebbero il 10%, con un livello di spesa media annuale molto vicina a quella di Paesi come la Francia e la Gran Bretagna, che hanno un parco clienti da tre a cinque volte più grande. Nel 2003 il giro d’affari del B2C realizzato in Italia sui siti italiani, infatti, è stimato nell’ordine dei 1.202,6 milioni di euro, con un incremento del 69,2% rispetto al 2002 (Fonte Anee 2003).
Ma se il commercio elettronico sta assumendo un ruolo sempre più definito quale canale di acquisto integrativo per gli italiani, com’è la situazione dal punto di vista dei merchant? L’Osservatorio Anee ha raccolto e organizzato contributi e dati provenienti dalle ultime ricerche condotte da partner internazionali e nazionali: Ger di Taylor Nelson Sofres, Idc, Politecnico di Milano, Nielsen NetRatings, Eurisko ed Ecommerce- Shopper Profile.
“Una prima considerazione sulla base dei risultati della ricerca sui merchant intervistati – spiega Roberto Liscia, presidente commissione Anee – riguarda la consapevolezza di aver raggiunto un livello di esperienza Web ormai maturo e consolidato”.
Mentre il 77% delle 1500 imprese intervistate ha un sito Web da più di tre anni e il 62% può contare su un’altrettanto ampia esperienza di commercio elettronico, solo il 5% del panel ha cominciato la sua avventura di vendita online nel corso dell’ultimo anno. Più in dettaglio, il 41% delle aziende a campione vende esclusivamente online e fa dell’e-commerce l’unico modello di business perseguito. Per il restante 59%, invece, l’online si configura soprattutto come un canale integrativo a cui viene riconosciuto il medesimo peso strategico dei canali di vendita tradizionali.
Un’occhiata alle motivazioni che hanno spinto le imprese ad intraprendere un’attività di commercio elettronico porta in primo piano la volontà di aprire nuove aree di business (36%), a cui fa seguito l’intenzione di differenziare i canali di vendita (20%), di incrementare il fatturato (15%) e di sperimentare nuovi modeli di business (10%).
“Il miglioramento dell’immagine aziendale (7%) – prosegue Liscia – e l’offerta più tempestiva di servizi pre e post vendita (7%) hanno un rilievo minore. È significativo, invece, che il 90% delle imprese intervistate consenta ai propri utenti il pagamento online tramite carta di credito che, a dispetto della sua pessima fama, rimane lo strumento preferito dalle oranizzazioni che fanno e-commerce”.
Dopo la carta di credito, la modalità più diffusa per il regolamento della transazione risulta il pagamento off-line a cui il 75% dei siti non rinuncia. L’Edi (8%), il contante digitale (8%) e il pagobancomat (3%) si ritagliano una posizione decisamente marginale.
Le opportunità offerte da Internet in ambito promozionale vedono l’e-mail come lo strumento più adottato: il 93% di merchant dichiara di farne un uso sistematico. Un altro dato interessante è la valutazione dello strumento e-mail, che, con un voto medio del 3,65, viene ritenuto più efficace del banner (2,54).
“Un buon posizionamento sui motori di ricerca – sottolinea Liscia – è considerato fondamentale per promuovere il sito Web. Tutti i merchant intervistati che svolgono attività di search engine marketing attribuiscono a questo tipo di iniziative massima efficacia”.
Monetizzando il valore delle transazioni, in linea con la natura merceologica del prodotto venduto, i settori che presentano medie transattive più alte sono quello informatico (380 euro) e quello relativo ai viaggi e al turismo (393 euro).
Il 57,5% degli operatori ha dichiarato di aver ottenuto dalle vendite online un fatturato 2002 in linea con le aspettative mentre il 22,5% sostiene di aver addirittura superato le aspettative.
Complessivamente, la percezione dell’andamento per il 2004 è positiva: il 55% dei merchant prevede che il fatturato 2003 supererà di oltre il 30% quello del 2002 e solo il 2,5% del campione prevede un 2003 in ribasso. L’idea condivisa è che il mercato possa crescere nel 2004 con un tasso compreso tra l’80% e il 100%. Una fiducia che si riflette nelle decisioni: il 95% delle imprese, infatti, intende ampliare la gamma dei prodotti/servizi offerti nell’arco dei prossimi 12 mesi. Conclude Liscia: “Quasi la metà dei merchant intervistati vorrebbe che le istituzioni sostenessero il decollo del commercio elettronico con campagne di comunicazione di pubblica utilità, rassicurando gli internauti sulla sicurezza degli acquisti online. Questo tema si collega alla seconda istanza emersa dall’indagine: migliorare l’efficacia e la sicurezza delle fasi finali della transazione elettronica, ovvero la fase del trasporto e del pagamento”.

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