Anche alle Pmi serve presidiare le informazioni

Cresce la richiesta di soluzioni di intelligenza distribuita, anche all’interno delle piccole e medie imprese. Al mercato servono, soprattutto, soluzioni embedded.

La Business intelligence prende piede. In Italia, secondo Idc, la vendita delle suite di Bi è destinata a crescere annualmente, da qui fino al 2007, dell’11,5%. A pesare su questo trend, a detta degli analisti, sarà soprattutto il comparto della piccola e media impresa che, nei prossimi anni, investirà maggiormente nei tool che permettono di analizzare l’impatto degli eventi sul business.


E la riprova dell’importanza crescente di questo comparto è data anche dall’ingresso di nuovi player di mercato, Microsoft in testa. Concorda Gartner che stima che il giro d’affari europeo continuerà ad affermarsi nel corso del 2004, facendo registrare un incremento pari al 7,3%, con un tasso di crescita annua media dell’8,2% da qui al 2007. “Il Vecchio Continente mostra decisi segni di crescita, per i prossimi anni – chiarisce Fabrizio Biscotti, analista per il mercato software di Gartner -. Inoltre, posso dire che la Bi embedded, che si traduce nell’aggiunta di funzionalità di intelligenza diffusa ad altri prodotti, quali Erp o database, sta crescendo più che i sistemi standalone. Questo trend, sono convinto, continuerà anche nel corso dei prossimi anni”. Secondo Gartner, quattro sono i driver che impatteranno sul futuro di questo mercato. Anzitutto la regolamentazione, Testo Unico e Basilea 2 in testa, che obbliga le aziende a essere più “aperte” e tempestive nelle attività di reportistica e di comunicazione dei propri “numeri” verso l’esterno. Questo implica uno sforzo notevole dell’accesso a informazioni sulle attività, che devono obbligatoriamente essere non solo attuali ma anche dettagliate. Il secondo stimolo allo sviluppo viene dalla necessità di ottimizzare il ritorno sui consistenti investimenti sostenuti, negli anni passati, in soluzioni Erp. A favorire la diffusione di questa tipologia di soluzioni, inoltre, c’è la necessità, da parte delle aziende, di operare un maggiore controllo sulla propria attività. La congiuntura economica, infatti, ha imposto una razionalizzazione degli investimenti e la necessità di ridurre al minimo gli errori di gestione. La precisione nell’eseguire i processi è un obbligo e questo richiede una maggior attenzione alle metriche e ai controlli. Anche l’aumento esponenziale dei dati generati in seno alle aziende contribuisce a favorire l’adozione di questa tipologia di strumenti.

Gli stimoli e i freni inibitori


Gartner ritiene che, nel 2012, le aziende dovranno gestire una mole di dati pari a trenta volte quella gestita nel 2002 e questo spingerà inevitabilmente verso l’adozione di strumenti in grado di condensare i record singoli in informazioni aggregate, più facilmente interpretabili. Infine, la competizione sempre più accesa, sia sui mercati locali che su quelli internazionali, che impone alle imprese di eliminare i ritardi nell’esecuzione dei processi interni, utilizzando informazioni sempre aggiornate. L’eccellenza operativa è necessaria, anche in virtù di cicli della domanda che sono sempre più pressanti e che richiedono un’accelerazione di tutti i processi, soprattutto di quelli decisionali. Diversi sono, tuttavia, anche i freni inibitori alla diffusione di questo tipo di soluzioni. “Anzitutto l’atteggiamento dei decisori di spesa – sottolinea Biscotti -. I manager di medio livello, infatti, spesso temono che la componente analitica delle soluzioni di Business intelligence possa contribuire a mettere in discussione il loro potere, rivelando costi nascosti e inefficienze a essi correlate e preferiscono, pertanto, approntare da sé le analisi del caso. Questa sorta di sabotaggio può avere ripercussioni sui progetti”. Un ulteriore freno è dato da una visione di breve periodo, favorita dalla cultura dominante, che premia le iniziative con ritorni sugli investimenti piuttosto veloci e che potrebbe penalizzare l’implementazione delle soluzioni di intelligenza diffusa. Queste piattaforme, infatti, per loro natura richiedono una completa rivisitazione dei processi d’impresa e un presidio stretto del change management che è proprio, in linea di principio, di realtà organizzative evolute.

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