AWS migrazione

Amazon ha reso noto di aver migrato 75 petabyte di dati interni da Oracle a database AWS purpose-built. Il tutto senza aver pressoché avuto alcuna interruzione dell’attività lavorativa.

A raccontare l’attività è Jeff Barr, Chief Evangelist per AWS, sul blog di Amazon Web Services, la piattaforma cloud della società fondata da Jeff Bezos.

Più di 100 team dell’Amazon Consumer Business hanno partecipato a questa attività di migrazione, ha spiegato Barr, e a ciascun team interno è stata data la libertà di scegliere il servizio di database AWS che meglio si adattava alle proprie esigenze. Ciò, ha evidenziato Amazon, ha fornito anche un migliore controllo sul budget e sul modello dei costi.

Questa operazione di migrazione ha coinvolto dati e marchi interni del colosso dell’e-commerce (e non solo più quello). Brand quali: Alexa, Amazon Prime, Amazon Prime Video, Amazon Fresh, Kindle, Amazon Music, Audible, Shopbop, Twitch e Zappos. Una moltitudine di team interni sono stati coinvolti in questa operazione, tra cui AdTech, Amazon Fulfillment Technology, Consumer Payments, Customer Returns, Catalog Systems, Deliver Experience, Digital Devices, External Payments, Finance, InfoSec, Marketplace, Ordering e Retail Systems.

AWS migrazioneA conclusione di questa operazione articolata, 75 petabyte di dati interni memorizzati in quasi 7.500 database Oracle sono stati migrati su più servizi di database AWS tra cui: Amazon DynamoDB, Amazon Aurora, Amazon Relational Database Service (RDS) e Amazon Redshift. Barr ha sottolineato come le migrazioni siano state realizzate con tempi di inattività ridotti o nulli e abbiano coperto interamente sistemi proprietari, per carichi di lavoro complessi che coinvolgono task quali acquisti, gestione catalogo, evasione degli ordini, contabilità e streaming video.

Jeff Barr ha condiviso anche alcune scelte effettuate dai team interni. I servizi a bassa latenza sono stati migrati su DynamoDB e altri database non relazionali altamente scalabili come Amazon ElastiCache. I carichi di lavoro relazionali transazionali con elevati requisiti di coerenza dei dati sono stati spostati in Aurora e RDS. I carichi di lavoro relativi agli analytics sono stati migrati sul data warehouse in cloud di Amazon, Redshift.

Al di là del valore tecnologico in sé dell’intervento operato, risulta chiaro come Amazon voglia mostrare a tutti che una migrazione di questo tipo è fattibile e funziona. Chiaramente va fatta la tara sul fatto che la case history in questione coinvolge l’azienda stessa, protagonista dell’offerta commerciale, e che gli eventuali benefici derivino anche dal fatto che si tratta di una soluzione “in casa”.

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