All’Italia il primato dell’immobilità nel periodo di crisi

Una ricerca indipendente, commissionata da Veritas, ha analizzato il comportamento e le strategie perseguite dalle aziende in Europa durante l’attuale periodo di flessione economica. Il nostro Paese è quello con i minori investimenti nel comparto It.  

Il rallentamento dell’economia che ha caratterizzato gli ultimi diciotto mesi, ha avuto profonde ripercussioni sull’andamento del mercato It. Le società hanno affrontato in modo diversificato questo periodo in base a fattori quali la dimensione e la tipologia di azienda. Un altro dato è quello geografico che ha determinato comportamenti sostanzialmente diversi all’interno dei Paesi sotto esame. Di questi temi si è occupata la ricerca di mercato indipendente denominata "Corporate issues associated with an economic upturn" commissionata da Veritas Software a Dynamic Markets e presentata recentemente dalla società di software, alla stampa specializzata. La ricerca ha interessato il comportamento di un campione di 603 aziende europee e sud africane.


Il primo dato che emerge è che in Europa una media dell’81% di società conferma di aver risentito del rallentamento economico.Tra le conseguenze più interessanti a livello generale l’86% delle società evidenzia un impatto sul budget, il 54% parla di rinvii di progetti e di sospensione di investimenti significativi, il 42% segnala la presenza di ristrutturazioni interne e il 33% una diminuzione delle vendite.

Il ruolo del dipartimento It


All’interno della percentuale (19%) delle società "sopravvissute", che dichiarano cioè di non aver risentito della crisi, si segnala la Svizzera da un lato, con una media del 28% e, dal lato opposto, la Germania (9%); l’Italia si mantiene in media con una percentuale del 18%. Le motivazioni addotte per questa condizione riguardano, per il 64% delle società campione, il fatto di operare in un particolare settore industriale, il 25% indica un posizionamento in mercati non influenzati dalle dinamiche della crisi e il 21% evidenzia investimenti effettuati in periodi precedenti alla recessione, in aree che consentivano di disporre di elementi di vantaggio sulla concorrenza o di risparmiare i costi.


Solo il 9% adduce l’utilizzo di infrastrutture It più sofisticate rispetto a quelle adottate dai concorrenti.


Per quanto riguarda l’It, un dato interessante emerso si riferisce al sottoutilizzo delle risorse informatiche. Quasi la metà delle aziende interessate dalla crisi segnala un’efficienza di utilizzo delle risorse hardware inferiore al 70%, a fronte di una generale propensione a considerare accettabile un rate di utilizzo non inferiore all’80%. Durante gli ultimi 18 mesi le aree dell’It in cui si sono concentrati i maggiori investimenti riguardano l’acquisto di software (52%) seguito da nuovi sistemi It (46%) e dall’hardware dedica-


to allo storage (43%). Le risorse dedicate allo storage, sia hardware che software, vengono indicate come l’ultima area a essere caratterizzata dai tagli negli investimenti.


In modo sorprendente una percentuale elevatissima di aziende ha sostenuto di ritenere di emergere rafforzata dal periodo di flessione economica. A tale riguardo la ricerca propone un dato non credibile, ma interessante. In base alle risposte risulterebbe, infatti, che ben il 97% delle società intervistate ritiene di emergere rafforzata da questo periodo. Alla base di ciò si possono individuare atteggiamenti ottimistici ma, più plausibilmente, una policy corporate indirizzata a proporre un’immagine aziendale positiva e proiettata verso il futuro.

L’Italia poco reattiva


I dati che si riferiscono al nostro Paese indicano che l’82% delle aziende ha sofferto dell’andamento economico negativo e che il 22% delle aziende sopravvive grazie alle riserve di cassa.


All’interrno dell’Europa, l’Italia si segnala come il Paese che più di tutti ha affrontato questa crisi mantenendo una posizione immobilista.


Detiene, infatti, il primato negativo di solo il 27% di aziende che ha adottato un approccio attivo nei confronti della recessione. Poco più della metà ha mantenuto gli investimenti in ricerca e sviluppo.


L’Italia è, inoltre, il Paese con i più ridotti investimenti nel comparto It e l’unico in cui emerge che i dipartimenti It non hanno "combattuto" per un aumento del budget.


Altri dati che riguardano l’Italia sono che il 55% delle società svolge audit sul proprio patrimonio It ogni mese e il 36% ogni 6 mesi e che, in generale, quasi la metà delle aziende utilizza a un livello molto basso di efficienza i propri sistemi It.


Sulla base delle indicazioni provenienti dai direttori finanziari, si scopre che la metà ritiene che nessun dipartimento vedrà nel 2003 un aumento del budget assegnato, il 17% pensa che l’anno prossimo aumenterà quello dell’It e il 33% quello del marketing. Di fronte a questa situazione non stupisce che, insieme alla Svizzera, il nostro sia il Paese meno ottimista per il futuro.

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