Alle urne

Chi metterà giù il gazebo per il nuovo partito dell’It?

Vota Antonio, vota Antonio, vota
Antonio. Troppo facile citare Totò. Anche se efficace, abusato.


Ma la voglia di rompere il silenzio
pre-elettorale c’è ed è tanta.


Quanta quella di farsi una domanda:
cosa succederebbe se l’It dovesse votarsi addosso?


Meglio: esistono schieramenti
politico-strategici? Esiste una bipolarità o anche un tripolarismo che faccia
intendere che c’è la volontà di discutere e valutare una guida politica alle
sorti dell’It? Oppure c’è un generale clima bi-tri partisan, un
“roma-polo-roma-ulivo” che domina, facendo oltretutto fare, a chi nota questa
condizione, la figura del leghista frustrato che mena fendenti a destra e a
manca reclamando indipendenza?


Facile immaginare un bipolarismo
esistente: Microsoft contro opensource, cioè contro il resto del mondo
It.


Ma subito scopri che chi dovrebbe
stare contro Microsoft, appoggiando l’opensource, in realtà con la stessa ci
lavora e collabora.


Redmond-polo-redmond-ulivo,
allora?


C’è da credere che la favola
dell’opensource potrà avere un seguito come quello di Shrek 2. E l’orco verde,
qui in forma di pinguino, arriverà al palazzo di Bill e sposerà la di lui
creatura.


A meno che qualcuno non si metta di
traverso a fare i gazebo e a rompere l’incantesimo.


Ma il problema reale non è questo.
E’, piuttosto quello portato alla luce da una ricerca, commissionata da Unisys,
che dice che le aziende europee (quindi anche le nostre) non investono in
tecnologia se non per mantenere quello che hanno in mano, perché prese alla gola
dai conti trimestrali.


E allora il partito It che ci
piacerebbe si costituisse e scendesse in campo, e per il quale andremmo
volentieri alle urne, potrebbe essere quello capace di modificare la testa dei
capitani d’azienda.


E non agitando la sirena del
risparmio (capaci tutti), ma quella del richiamo alla loro propria
funzione.


Lo slogan del partito, poi nemmeno
nuovo: spendi oggi, guadagni domani. Se no vai in
pensione.

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