Allarme Cio: chi gestirà i mainframe?

L’età media degli specialisti mainframe è vicina a quella pensionabile. Urge disporre di misure valide per supportare le infrastrutture host anche in futuro. Alcuni consigli da parte di chi se ne è occupato per anni.

Alla vigilia del 2000, allorché si profilò all’orizzonte la minaccia del Millennium Bug, prese piede la forte consapevolezza dell’importanza dei mainframe a tutti i livelli organizzativi, in considerazione del potenziale impatto che avrebbe avuto un loro eventuale malfunzionamento.


Il fenomeno innescò ingenti investimenti nel software (soprattutto in materia di pianificazione, riprogettazione, collaudo e implementazione) grazie ai quali le società riuscirono ad abbattere il rischio pur continuando a utilizzare i mainframe per le applicazioni e i dati gestionali.


Oggi le aziende si trovano a fronteggiare un’altra minaccia che, però, non riguarda la tecnologia, bensì la disponibilità di tecnici in grado di fornire il supporto necessario, dato che gli applicativi e i sistemisti esperti di questi ambienti stanno rapidamente raggiungendo l’età pensionabile.


Uno studio condotto da Meta Group prima che confluisse in Gartner ha rivelato che il 55% degli operatori informatici dotati di esperienza mainframe ha, ormai, più di 50 anni (nella foto di questa pagina è riportato il primo mainframe di Ibm, che di anni ne ha appena compiuti 40).


Non si tratta, quindi, di un problema riguardante la tecnologia, è una questione di risorse umane. Mentre i progressi tecnologici migliorano le funzionalità del mainframe, il personale continua ad avere un ruolo fondamentale dal punto di vista della soluzione e, soprattutto, delle ricadute per il business aziendale. Questa è la vera scommessa sulla continuità.


Chi darà supporto ai mainframe e chi sarà depositario della cultura che ha contribuito alle sue caratteristiche fondamentali di stabilità, affidabilità e potenza? È essenziale che i responsabili dell’It inizino immediatamente a pianificare soluzioni concrete, in risposta alla scommessa della continuità.

La stabilità delle applicazioni mainframe, e delle aziende che da esse dipendono, si troverà presto in pericolo per l’esaurirsi della manodopera di supporto tecnico e la potenziale evaporazione della cultura su queste macchine.


Proporzionalmente al pensionamento di gran parte dell’attuale personale tecnico addetto, gli It manager troveranno sempre più difficile dare supporto alle applicazioni di questo tipo senza incorrere in spese decisamente più elevate, oppure senza ricorrere a personale tecnico inesperto, privo delle conoscenze e del bagaglio tecnico necessario. Andando in pensione, il personale di supporto dei mainframe rischia di portarsi via la cultura, le capacità sviluppate e il persistente senso di responsabilità essenziali all’operatività ininterrotta e, indirettamente, alle aziende che vi fanno affidamento.


Ecco perché le organizzazioni si troveranno improvvisamente prive di una serie di elementi fondamentali. Verranno a mancare l’esperienza e il discernimento necessari a curare la manutenzione dei sistemi operativi e del software infrastrutturale senza costose interruzioni operative.


Inoltre, si aprirà il problema della carente cultura della responsabilità tecnica per far sì che la scelta del software e le performance del mainframe siano in linea con le esigenze del business.


Occorre, infatti, una profonda dimestichezza con le applicazioni e le configurazioni hardware e software locali, necessaria a consentire un supporto adeguato e una risoluzione rapida dei problemi, evitando interruzioni impreviste.


Questo si accompagna, con l’esperienza, alla conoscenza delle numerose cose da non fare in un ambito operativo complesso. Gli operatori che lavorano oggi in questo ambiente hanno la memoria storica delle cause e dei motivi alla base delle circostanze attuali e del rispettivo peso.


Sono, inoltre, abituati ad addossarsi, in modo adeguato, scrupoloso e regolare, responsabilità operative essenziali per la business continuity, quali l’amministrazione della sicurezza, la gestione dello storage e la predisposizione a gestire eventuali catastrofi (disaster recovery). Dispongono, infine, delle competenze e del bagaglio culturale necessari ad attivare nuove interfacce e applicazioni distribuite (come i sistemi online per il self service dei clienti) per collegarsi ai dati e alle applicazioni sui mainframe.


Si tratta, a ben vedere, di problematiche riguardanti la dimensione umana, perciò il congedo di personale chiave (con la perdita delle rispettive professionalità) rappresenta una chiara minaccia per l’integrità dei dati e la gestione sistemistica. Se le aziende non inizieranno subito a elaborare delle soluzioni, si aggraveranno sempre di più i potenziali problemi creati dalla discontinuità dei sistemi in questione.


La performance e l’affidabilità dei mainframe potrebbero calare pericolosamente, mentre i costi per l’assunzione di sistemisti e altro personale di supporto a questa tipologia di ambienti potrebbero aumentare esponenzialmente.

Per mantenere un controllo sulla strategia mainframe ed evitare di dover adottare all’ultimo momento una soluzione di ripiego, gli It manager possono scegliere fra una o più alternative.


Tra le più quotate, quella di migrare su piattaforme diverse dai mainframe o di dare in outsourcing le attività relative a questi ambienti. Ancora, vi è la possibilità di far curare le attuali risorse mainframe da consulenti esperti o, infine, decidere di perseguire una strategia di continuità interna all’azienda. Tuttavia, è importante rendersi conto che non esistono rimedi universali e l’outsourcing non fa eccezione. Solamente tempo e attenzione, uniti a personale adeguatamente addestrato, potranno perpetuare la consapevolezza del contesto informatico-aziendale dell’organizzazione.


Il semplice passaggio di consegne a tecnologi non iniziati, senza prevedere tempi sufficienti per la transizione e il coinvolgimento del personale attualmente incaricato, non risolverà alcun problema. Si limiterà solo a trasferire tutti i problemi a un’altra organizzazione, che dovrà apprendere da zero ciò che gli applicativi e i sistemisti dell’azienda originaria già conoscono.

Volendo un lavoro ben fatto, allora, c’è da domandarsi perché non si possa ricorrere a un esperto. È consigliabile "accaparrarsi" i tecnologi di maggior talento per gestire il proprio ambiente mainframe, stipulando un contratto con consulenti indipendenti, assumendo degli esperti oppure adottando entrambe le strategie.


Assicurandosi i servizi di esperti, si evitano i rischi della migrazione o del trasferimento di applicazioni e sistemi. Il difetto di questa alternativa è che si sta prosciugando il bacino dei talenti specializzati, mentre crescono le loro pretese retributive.


Gli eventuali consulenti devono, inoltre, acquisire familiarità con l’ambiente It locale, soprattutto se costretti ad assumersi i rischi associati a un grado elevato di contenuti personalizzati (ad esempio, nella manutenzione delle applicazioni).


Un tecnologo esperto di mainframe diventa generalmente tale nel giro di almeno un decennio. Sipulando un contratto a termine con questi consulenti esperti, il loro bagaglio di conoscenze sui sistemi e processi locali sparirà insieme a loro, allo scadere del contratto. Un altro rischio è rappresentato dal fatto che potrebbero cominciare a spuntare sedicenti consulenti (in realtà poco qualificati), soprattutto qualora la domanda di tale professionalità facesse aumentare significativamente gli onorari. I responsabili dell’It dovranno, perciò, scegliere attentamente i collaboratori esterni, eventualmente limitandosi a operare con partner di fiducia e svolgendo controlli completi sulle loro referenze e sull’iter di selezione.

Tenendo in azienda la funzione di supporto dei mainframe, le organizzazioni mantengono il controllo e la sicurezza di risorse elaborative, applicazioni e dati strategici su mainframe.


Chi elabora internamente una strategia per la continuità, riconosce implicitamente il perdurare dell’importanza di queste architetture ed evita i rischi associati a migrazione, outsourcing e consulenti esterni. Nonostante questa precisazione, va detto che anche tale alternativa presenta alcune zone d’ombra.


Innanzitutto, si fonda sul presupposto che i vertici aziendali diano il loro appoggio a un approccio strategico che spiana la strada al futuro di un ambiente basato su mainframe. Essenziale, per la sopravvivenza dei mainframe, è il ruolo delle applicazioni.


Senza un software adeguato per la gestione, la nuova generazione di tecnologi (per quanto possa essere ben addestrata ed entusiasta) si sentirà frustrata, soprattutto qualora si trovi a ereditare applicazioni antiquate e malamente configurate.


Un buon punto di partenza sono i cosiddetti "health check service", che offrono raccomandazioni circa l’aggiornamento e la configurabilità ottimale dell’attuale software per la gestione del mainframe, in modo da soddisfare le esigenze del business aziendale, seguiti da "upgrade service", per mettere in pratica tali raccomandazioni.


Per sfruttare fino in fondo il passaggio di consegne alla prossima generazione, ha molto più senso assolvere questo compito adottando un software di management facile da installare, manutenere e utilizzare. Organizzando il supporto con i migliori tool software dal punto di vista dell’allineamento alle esigenze del business aziendale, la nuova generazione di tecnologi sarà libera di concentrarsi sui risultati invece di dover costantemente sbrogliare intricati lasciti storici.


Dopo tutto, l’evoluzione del mainframe implica anche un aggiornamento delle soluzioni per la gestione dell’infrastruttura informatica. È ovvio che ci sarà sempre posto per funzionalità tradizionali quali Jcl, Smp Ie e Assembler, ma gli odierni strumenti non devono più imporre tali requisiti per essere utilizzati in modo efficace dai nuovi tecnologi.


I tool sofisticati offrono ora funzionalità quali procedure auto-guidate di installazione e manutenzione da pc, nonché interfacce grafiche per l’utente; queste moderne funzioni agevoleranno la transizione alla prossima generazione di personale qualificato, aumentando la fiducia in loro stessi e accelerandone la produttività.


La scelta del software adeguato va di pari passo con l’assunzione, la formazione e l’affiancamento del nuovo personale tecnico focalizzato. Come si sa, il mainframe non è più un’isola a sé stante, perciò è importante che di questo tenga conto l’ambiente in cui si svilupperà la prossima generazione di tecnici ad hoc. La presenza di un’architettura di livello enterprise, che comprenda legacy e sistemi distribuiti, posizionerà l’organizzazione favorevolmente per il futuro, dando spessore e peso al personale tecnico con retroterra diverso dai mainframe.


Dall’incontro con tecnologie all’avanguardia per l’integrazione dell’azienda a 360 gradi, la prossima generazione avrà modo di potenziare le proprie competenze anziché relegarsi a un’unica piattaforma. In pratica, quindi, il mainframe rimane una risorsa strategica. Il modo migliore per evitare potenziali interruzioni dell’operatività aziendale e impedire il logorio dei tecnici consiste nel giocare d’anticipo, preparandosi per la futura penuria di specialisti.


Le aziende dotate di mainframe dovranno cercare di imbrigliare le conoscenze e la cultura a essi associata, addestrando la prossima generazione sugli aspetti più cruciali relativi alla gestione di tali ambienti complessi.

* L’autore dell’articolo, Reginald Harbeck, è Global Solution manager per l’offerta dei sistemi mainframe e Linux di Computer Associates

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