Alla ricerca della stupidità

20 anni di disastri high-tech

Alla ricerca della
stupidità” di Rick Chapman è un volo d’uccello sui piccoli “granchi” e i
disastri strategici commessi nel passato recente da aziende, note e meno,
dell’Ict.

Si tratta di una risposta
a un libro cult degli anni 80, che ha fatto scuola in tema di gestione aziendale
per diversi lustri, “Alla ricerca dell’eccellenza: le azioni delle aziende
meglio gestite”, scritto da Thomas Peters e Robert Waterman Jr.


L’autore ripercorre, con
innocente spensieratezza, vent’anni di stupidità aziendale e miopia gestionale,
che hanno decretato la scomparsa di alcune aziende dal passato glorioso, come
Ashton-Tate, di cui ormai pochi si ricordano ma il cui nome è legato a doppio
filo alla nascita di quel potente strumento che è il database. O ancora, la
parabola discendente di alcuni prodotti, come il Pc Junior di Ibm o lo StarTac
di Motorola che, a causa di colpe equamente divise tra responsabili marketing e
tecnici di produzione, sono già obsoleti quando giungono sugli scaffali del
punto vendita.


In una sorta di selezione
darwiniana, quindi, solo i migliori sono destinati a sopravvivere in un universo
così competitivo.


Il successo di alcuni
colossi risiede, secondo Chapman, proprio nell’aver commesso il minor numero
possibile di errori “fatali”.


E che dire, quindi, della
tragedia Os/2 di Ibm?


Big Blue era considerata,
all’epoca del lancio del software in questione, l’icona del mercato informatico,
temuta per la sua potenza e per la capacità di generare profitti da qualsiasi
iniziativa. Il collasso di questo sistema operativo, secondo l’autore, ha
spianato la strada a nuove realtà come Compaq, Dell e Gateway, oltre che alla
stessa Microsoft.


Chapman analizza anche il
lento declino di Novell, che ha legato il suo nome ai sistemi operativi di rete,
costretta a chinare il capo di fronte all’ascesa di Windows Nt e dei sistemi
operativi open source, Linux in testa, nell’universo dei server.


E questo a causa di una
serie continua di micro e macroscopici errori di marketing.


Un capitolo intero è,
poi, dedicato alla disamina dell’esplosione del fenomeno Internet, della bolla
speculativa delle “dotcom”, che ha travolto molte piccole realtà del software e
favorito, per contro, l’affermazione di alcuni fenomeni.


Il modello di vendita
diretta di Dell si è dimostrato vincente, anche in virtù di un’attenzione spinta
alla logistica. eBay prospera ancora, per contro, il venditore di giocattoli
online eToys è stato uno dei fallimenti più clamorosi di quel periodo.


In realtà ce n’è anche
per Bill Gates e soci, colpevoli di aver lanciato Windows 2000 durante il picco
massimo di vendite del precedente sistema operativo desktop, Windows 95, ponendo
di fatto in concorrenza diretta i due prodotti (si parla, in questi casi, di
cannibalismo). Tuttavia, questo si è rivelato un errore non fatale, soprattutto
visto che, prima o poi, chiunque avesse voluto aggiornare il proprio sistema
operativo desktop, si sarebbe dovuto rivolgere, giocoforza, a Microsoft, che
deteneva una posizione di indiscusso monopolio.


In un panorama a tinte
fosche, quindi, nel quale sembra prevalere la consapevolezza dell’ineluttabilità
del destino di alcune organizzazioni, spicca comunque l’ammirazione dell’autore
per il colosso del software, la cui unica, vera, pecca è di aver inventato la
fastidiosissima graffetta parlante di Office…

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