Alcatel-Lucent guarda al mercato business

Semplificazione dell’offerta e riduzione dei costi è quanto i clienti devono aspettarsi dalla nuova realtà, frutto della mega fusione tra le due società

Conclusa a gennaio la fusione e definiti i nuovi “posti di comando”, Alcatel-Lucent, colosso delle Tlc da 18,2 miliardi di euro di fatturato, affronta ora la prova più difficile, quella del mercato. Patricia Russo, ex Ceo di Lucent e ora a capo della nuova realtà franco-americana, ha spiegato i motivi che hanno spinto le due aziende a unire le forze: «Il mondo delle comunicazioni è sempre più complesso, ma il merger ci consente di essere first mover del mercato: abbiamo anni di esperienza nei progetti complessi, un livello di innovazione che non ha eguali e una presenza al contempo globale e locale, che ci consente di modulare le soluzioni sulle esigenze dei clienti».


Fiore all’occhiello della società, come ha sottolineato Russo, continuano a essere gli storici Bell Labs (nati con At&T, la società da cui furono in seguito scorporate Lucent e Avaya), che in molti anni di attività hanno dato alla luce decine di innovazioni.


Malgrado la fetta più grande del business derivi dai carrier, nella strategia della nuova realtà il mercato enterprise mantiene un ruolo chiave, soprattutto in alcuni settori verticali quali la sanità, la Pubblica amministrazione e i broadcaster. Francesco Fidicaro, director Enterprise and vertical markets, è il manager incaricato di sviluppare questi segmenti in Italia, ha evidenziato che anche le Pmi non sono affatto trascurate: rappresentano, infatti, il 40% del fatturato business e vengono raggiunte tramite partner e operatori. «Dalla fusione – ha detto il manager – le aziende italiane si devono aspettare una semplificazione dell’offerta e una riduzione dei costi, con applicazioni più funzionali. Lucent apporta grandi capacità nei servizi It oriented, che daranno valore aggiunto anche alle aziende più piccole».


Fidicaro ha assicurato che i tagli occupazionali annunciati nel piano di fusione, pari a 12.500 in tre anni a livello mondiale (su un totale di 79.000 unità), non interessano l’Italia (dove il personale è di 2.700 dipendenti circa), poiché le attività delle due aziende sono fortemente complementari. Oltre alle sedi commerciali, il nostro paese ospita unità produttive a Trieste e a Vimercate (Milano), oltre a un centro di sviluppo software a Battipaglia.


L’operazione di fusione ha previsto anche l’acquisizione di attività relative all’Umts da Nortel e la cessione a Tales delle aree di segnalazione ferroviaria e dei sistemi satellitari.

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