Alcatel cede le fabbriche

A fronte della crisi che ha colpito il mercato, la società francese annuncia la vendita delle proprie fabbriche e nuovi tagli al personale

Il produttore francese Alcatel
naviga in cattive acque. A meno di un mese dall’annuncio dello sfumato accordo
di fusione con Lucent Technology, la società è alle prese con problemi legati ai
costi di produzione. Problemi tanto più gravi se si pensa che, nel solo 2001, la
società ha lasciato sul campo ben il 61% del valore delle proprie azioni.
Per arginare l’evidente emorragia, il Ceo Serge Tchuruk ha
annunciato l’intenzione di cedere, da qui al 2002, la stragrande maggioranza
delle fabbriche Alcatel dislocate in tutto il mondo, portando il loro numero da
120 a meno di una dozzina. L’obiettivo di fondo è quello di restringere il focus
della corporate su network e servizi. Intanto, 3 miliardi di euro attinti dal
trimestre in corso verranno destinati alla riorganizzazione del business di
Alcatel che verrà ridotto a tre aree: ottica, reti telefoniche e tecnologia
spaziale.
Anche se non apparterrano più al produttore di dispositivi
cellulari d’oltralpe, gli impianti di alcune fabbriche vendute
continueranno comunque a produrre apparecchi Alcatel. Ancora alla ricerca di un
acquirente per la propria divisione dedicata al cablaggio, la società francese si prepara a vendere
l’unità che produce modem Dsl a Thomson
Multimedia per un valore di 456 milioni di euro. 
Inesorabilmente
vittima della negativa congiuntura di mercato che ha colpito anche gli altri
vendor di settore, Alcatel potrebbe vedersi costretta a cedere lo 0,8%
di Vivendi Universal e lo 0,3% posseduto in Société Generale. Le previsioni per
il futuro continuano infatti a non essere incoraggianti. Per la prima volta dal
1995 la società prevede di annunciare il suo primo trimestre in perdita.
Inoltre, nel tentativo di contenere i costi, il gruppo Tlc avrebbe offerto il
incentivi a circa 9.000 dipendenti negli Stati Uniti, dopo averne già
lasciati a casa 2.000 solo quest’anno.

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