Al Policlinico Gemelli l’imaging viaggia su cloud

Il progetto approntato dal direttore dei sistemi informativi, Giovanni Hoz, riguarderà presto anche la parte di laboratorio, dove l’uptime dei dati resta prioritario, come pure la loro diffusione, manutenzione e storicizzazione.

Toccata con mano l’implementazione delle Oracle Application nel mondo sanitario all’interno di Santer, joint venture tra Lombardia Informatica e il Gruppo Reply di cui, in un recente passato, Giovanni Hoz (nella foto) è stato direttore dei sistemi informativi, per il manager chiamato ad aprile 2011 a ricoprire il medesimo ruolo all’interno del Policlinico Universitario Agostino Gemelli l’informatizzazione della struttura ospedaliera romana si è spinta ben oltre la sola parte amministrativa.

Confermata la soluzione Dhe di Gesi per l’integrazione di tutti i dati della struttura sanitaria, «anche in virtù di una collaudata implementazione ultradecennale all’interno del Policlinico Gemelli», per Hoz il “collante” tra la parte aziendale e quella sanitaria è rappresentato dalla Business intelligence di Sas «anche a fronte di una struttura passata da un full outsourcing gestito da un apposito consorzio circa dieci anni fa a un reinsurcing ibrido in cui la parte infrastrutturale è gestita da una società terza su macchine di proprietà del Policlinico».

Una situazione che Hoz ha scelto di rivoluzionare grazie a un progetto di cloud computing esteso al fine di attuare un affinamento del rapporto con una serie di fornitori «per razionalizzare, in primis, la parte imaging ospedaliera, o di diagnostica per immagini, attraverso cui è possibile osservare un’area di un organismo non visibile dall’esterno».

Il riferimento è, dunque, a strumenti estremamente sofisticati per realizzare, tramite ecografie, radiografie, risonanze magnetiche e quant’altro, immagini che, per quanto compresse, sottendono a precise normative in merito a conservazione e archiviazione, attorno alle quali giungono inevitabili problematiche in termini di dimensioni, spazio occupato, backup e disaster recovery.

Le stesse che hanno convinto il direttore dei sistemi informativi del Gemelli dell’opportunità di metter mano a un progetto, «il primo in Italia», per migrare sulla cloud tutte le immagini la cui ripresa, realizzata all’interno della struttura ospedaliera, viene migrata in due datacenter ubicati nell’ambito dell’Unione europea del fornitore di Pacs, Carestream (ex Kodak), «presso i quali si è scelto di storare i duplicati che, per diciotto mesi, almeno fino a quando l’infrastruttura di rete non sarà completamente ottimizzata allo scopo, resteranno anche presso la nostra sede».

A tendere, l’obiettivo di Hoz è ridurre a sei mesi il periodo di archiviazione dei dati che il personale ospedaliero deve poter avere a disposizione in caso di intervento, considerato che al Policlinico Gemelli si attuano ogni anno oltre 200mila esami radiologici e se ne refertano altri 180mila per un totale che supera gli oltre 2,5 milioni di pazienti presenti nell’archivio dati.

Problemi di privacy e di Sla garantiti
Ma se l’imaging in cloud non è una novità nel resto d’Europa, il vero ostacolo è la normativa sulla Privacy «che, in Italia, risulta estremamente più restrittiva della normativa Comunitaria».

Ma tant’è.
Il punto di debolezza maggiore riscontrato in tutte le realtà sanitarie in cui Hoz si è trovato a lavorare «è rappresentato dalla business continuity e da un disaster recovery che, in una struttura ospedaliera, non riguarda la sola rete ma la struttura fisica che concerne le apparecchiature come pure i luoghi di cura stessi».

Anche in quest’ottica, un’infrastruttura in grado di erogare servizi garantiti e adeguati a specifiche esigenze attraverso una cloud “spinta” «consente di attuare una serie di risparmi in termini di costo del personale, manutenzione e backup che, al di là di un semplice concetto di outsourcing, rende possibile centralizzare una serie di voci di costo spostando il livello di attenzione sulla rete che, nel caso del Policlinico Gemelli, alle dirette dipendenze dell’Università Cattolica di Roma, come già accaduto all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù capitolino, sta spostando sulla cloud di Microsoft anche tutto il servizio di posta elettronica».

A ciascuno la propria cloud
Ma un conto è affidare alla nuvola strumenti amministrativi, un altro è registrare un malfunzionamento nell’invio di immagini durante una seduta operatoria, che richiedono un uptime di tuttaltro tipo.

«Ancora una volta – sottolinea Hoz – è un problema di disponibilità di banda che, come già avvenuto presso l’Azienda Ospedaliera San Gerardo di Monza, ci porterà a considerare attentamente i contratti di servizio che, per la parte imaging, sigleremo entro l’estate con almeno due telco provider al fine di ovviare eventuali malfunzionamenti».

Tanto che, sempre con Oracle, il team It di Hoz sta ragionando in ottica cloud per mettere a punto forniture differenziate in base a specifiche esigenze che concernono anche la parte applicativa. «Senza che il tutto dia l’idea di un patchwork cloud senza capo né coda ma di un approccio a strati per una nuvola tecnologica chiamata a rispondere a specifiche esigenze di business che, in ambito sanitario, riguardano anche i laboratori e i risultati degli screening realizzati, che vanno, poi, diffusi, mantenuti e storicizzati».

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