Adeguare l’It al modello di business scelto

Per Mega, le tecnologie vengono per ultime. Prima è importante valutare con l’utente che cosa gli serve per fare funzionare al meglio la propria attività

Che cosa chiedono le aziende italiane a una società come Mega e quali sono le preoccupazioni maggiori che hanno in questo momento?


Con Carlo di Vittorio, vice president Italian Operations della realtà francese, vogliamo capire come si sta muovendo il mercato nazionale sul fronte Business process analysis (Bpa) ed Enterprise architecture, area di attività di Mega.


«Oggi – osserva di Vittorio – le richieste fondamentalmente riguardano tutte quelle esigenze che sono legate alla compliance, sentite soprattutto dal mondo finance, il principale mercato di Mega in Italia, in quanto negli ultimi tempi il settore è nell’occhio del ciclone per molteplici motivi. Da un lato deve adeguarsi a nuove normative, come Basilea 2, dall’altro deve competere sul mercato europeo. Inoltre, data la situazione di partenza del settore bancario italiano, fatto di piccole realtà, ultimamente si assiste a una serie di acquisizioni e fusioni necessarie per aumentare la massa critica e quindi riuscire a competere a livello internazionale».


Tutto questo, come sottolinea il manager, provoca una serie di problemi, come quello di decidere, in un merger tra due società, quale dei due modelli organizzativi adottare e quali piattaforme tecnologiche scegliere. Inoltre, dal momento che la globalizzazione è ormai una realtà, il mondo finance si trova a doversi confrontare con una concorrenza estremamente aggressiva, per cui deve cercare di migliorare l’efficienza, ridurre i costi, imparare a crescere su mercati diversi, nonché capire quali sono le attività che veramente producono il valore dell’azienda e quali invece sono a valore marginale, per cui conviene dismetterle o esternalizzarle.


In definitiva, le imprese hanno il problema di capire come adeguare al meglio, con la tecnologia, la propria struttura. Dal punto di vista di Mega, però, come spiega di Vittorio, "le tecnologie vengono per ultime. Quello che conta è la scelta che le aziende fanno dopo aver capito come deve funzionare il loro business. In genere si rivolgono a noi per adeguare i processi in base al modello di business che hanno definito». Infatti, rispetto a un requisito di compliance, per esempio, chiedono di realizzare un modello che sia adeguato alla richiesta del decreto legge 231/2001 (che ha introdotto nell’ordinamento italiano la responsabilità amministrativa delle società per reati commessi dai dipendenti, a vantaggio delle società stesse, con conseguenti sanzioni pecuniarie e interdittive a carico delle società) o a requisiti di Basilea 2, rispetto al rischio operativo.


Il modo di procedere di Mega nei confronti di un utente, una volta capita l’esigenza, è quello inizialmente di proporre un prototipo che, su tempi molto rapidi (da 4 a 6 settimane) dia subito dei risultati che poi servono per sviluppare meglio il progetto.


«Questo approccio per sottoinsiemi – spiega il vice president – ci serve anche per validare il metodo e quindi procedere con più sicurezza su scala industriale, mettendo a disposizione del cliente i nostri consulenti per gestire il progetto e trasferire know how all’interno dell’azienda. In certi casi, quando le risorse dell’utente non sono sufficienti, come per esempio è capitato in un progetto in Rai, offriamo anche nostri esperti che operano materialmente all’interno dell’azienda».

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