Acta, tra trattative e polemiche

L’ACTA potrebbe contenere disposizioni che obbligano i provider Internet a porre in essere attività capaci di fungere da deterrente al caricamento online di contenuti illeciti.

A Seoul sono seduti intorno ad un tavolo i rappresentati di quaranta nazioni. Oggetto delle negoziazioni è una bozza di accordo che avrebbe come obiettivo quello di fissare delle regole condivise circa la lotta contro la pirateria e la tutela del dirittore d’autore. Il trattato internazionale si chiama ACTA (“Anti-Counterfeiting Trade Agreement“) ed è già da qualche tempo in discussione: la Commissione Europea, così come altri Paesi, ha pubblicato l’agenda degli incontri.

Secondo alcune fonti, la prossima bozza del testo condiviso potrebbe essere prodotta ispirandosi all’articolo 41 del TRIP, ovvero alle norme della “World Trade Organization” incentrate sulla tutela dei diritti intellettuali.
L’ACTA potrebbe contenere disposizioni che obbligano i provider Internet a porre in essere attività capaci di fungere da deterrente al caricamento online di contenuti illeciti. In caso contrario ai provider non sarà riconosciuta la “buona fede” e potrebbero essere ritenuti corresponsabili delle violazioni. Gli stessi provider Internet diverrebbero poi tenuti a negare l’accesso ad Internet a coloro che si rendessero responsabili di attività non permesse (i.e. download e scambio di contenuti protetti da copyright). Una prassi sostanzialmente identica a quanto previsto dalla legge Hadopi, recentemente emanata in Francia.
L’accordo potrebbe quindi essere destinato a ridisegnare completamente il quadro normativo a livello internazionale.

Il tam-tam in Rete non si è fatto marcare: in molti si sono subito scagliati contro ACTA definendo le trattative un pericolo per la libertà di espressione.
Dure critiche anche nei confronti del governo statunitense che avrebbe cercato di mantenere il più possibile segreta la trattativa per “motivi di sicurezza nazionale”. Secondo quanto riportato da fonti d’Oltreoceano, il testo dell’accordo sarebbe a conoscenza anche di colossi quali Google, Verizon, Warner, Sony, eBay, MPAA e RIAA con l’obbligo di mantenerne riservati tutti i dettagli.

L’immediato “pollice verso” è giunto anche dalla “Electronic Frontier Foundation” (EFF) che ricorda come il governo USA stia tentando di far passare un provvedimento a livello internazionale senza che negli stessi Stati Uniti sia mai stata approvata una legge simile. EFF scrive inoltre come anche i cittadini europei debbano sentirsi “preoccupati ed indignati; quanto previsto nell’ACTA sarebbe incosistente con la direttiva europea sull’e-commerce e con le leggi nazionali esistenti”.

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