Acquisti It, la via di Compass

Il downsizing It non è una soluzione vincente. Per la società è sbagliato pensare che con l’ostinata riduzione delle spese tecnologiche si risolvano i problemi aziendali. Serve, invece, un migliore coordinamento

Quando si apprende che per far fronte alla contrazione del business le aziende riducono parimenti forza lavoro e costi del personale ci si sofferma solo all’aspetto algebrico di operazioni che pare vengano fatte esclusivamente per compiacere i mercati finanziari.

La realtà, invece, è differente. Tagliando acriticamente e ostinatamente le spese, si riduce più che proporzionalmente la possibilità di sviluppo e, quindi, anche quella di recupero della redditività. Un caso esemplare è la riduzione dell’infrastruttura e degli investimenti in It.

Lo conferma Alessandro La Bella, di Compass Management Consulting Italia, che afferma: «Quando si tratta di effettuare il downsizing dell’It, la sua riduzione non si traduce necessariamente in un risparmio equivalente. Infatti, la contrazione, in realtà, crea tanto lavoro in più quanto la crescita, dato che entrambe sono funzioni di change management che richiedono lo svolgimento di attività che devono essere allocate da qualche altra parte».

Facciamo qualche esempio pratico?

«Prendiamo il caso di un’organizzazione che vende una divisione e che potrebbe ancora dover pagare le licenze software. Oppure dei contratti relativi a servizi di telecomunicazioni, che spesso prevedono livelli di spesa annuali minimi, e di conseguenza un numero minore di utenti e volumi di utilizzo ridotti potrebbero generare risparmi inferiori a quanto calcolato. E non pensate che scollegare i circuiti di rete e annullare i servizi eliminino i costi dalle bollette: possono continuare ad arrivare per svariati anni a meno che i cambiamenti non vengano riconciliati con le fatture».

Un altro errore comune è che l’utilizzo dello storage dei dati possa essere ridotto in maniera arbitraria.

«In effetti, i dati storici e quelli relativi ai clienti assumono un’importanza addirittura superiore nei momenti di crisi, dato che il focus aziendale è di sfruttare al massimo la conoscenza istituzionale per mantenere o incrementare la quota di mercato esistente».

Forse il problema vero è la mancata opportunità, da parte delle aziende, di migliorare l’efficienza operativa e posizionare il business in modo da poter diventare più competitivi in futuro.

«Quando un’organizzazione, per vari motivi, si contrae, i problemi operativi diventano più piccoli e più facili da affrontare. Di conseguenza, quello del downturn può essere il momento per focalizzarsi su iniziative di efficienza che vengono accantonate in altri momenti, quando l’impresa è troppo occupata ad affrontare l’espansione».

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