Il rapporto sull’occupazione redatto da Assinform con Unioncamere, Facoltà di Scienze Statistiche dell’Università Milano Bicocca e NetConsulting parla chiaro, la crescita c’è ma non è eterna e lo skillshortage resta il peggiore dei mali
Le rilevazioni sono del 2000, ma le proiezioni del terzo rapporto redatto
da Assinform sull’occupazione nell’informatica e nelle telecomunicazioni in
Italia sono per l’anno in corso e parlano chiaro, in Italia urgono nuove
assunzioni.
Se nel nostro Paese gli addetti e le imprese –
soprattutto nei servizi e al Sud – sono in crescita, la richiesta di
figure professionali capaci di integrare competenze tecniche e di business e
programmi di aggiornamento e riqualificazione professionale su scala
territoriale si fanno sempre più pressanti.
Già da tempo eravamo al corrente che l’occupazione nel settore Ict
ha continuato a crescere e a tassi più sostenuti
rispetto all’insieme complessivo dell’industria e dei servizi. Anche in Italia infatti
l’informatica e le telecomunicazioni continuano a favorire la crescita
dell’occupazione e la nascita di nuove imprese. Dal 1998 al 2000 ne sono nate
oltre 5mila, molte delle quali nell’area Meridionale del Paese, e l’occupazione
è cresciuta di circa 47mila unità. Nel settore in questione operano ormai più
di 67mila imprese e oltre 533mila addetti. Un numero destinato a raggiungere e
superare il milione se si considera il totale degli addetti nel settore Information
& Communication Technology. Un dato, quest’ultimo, in crescita del 2%
rispetto al ’99.
Un
elemento su tutti contraddistingue però lo scenario delineato, ovvero la
sostanziale carenza di personale qualificato. Non stupisce allora che la nascita
delle nuove imprese avvenga a tassi più che doppi rispetto a quelli rilevabili
per l’insieme dell’industria e dei servizi, e che l’indice “1991 base 100” del
numero delle imprese risulti per l’insieme dell’industria e dei servizi prossimo
a 110, mentre quello relativo al settore Ict appare vicino a quota 180, dando
conto di un numero quasi doppio d’imprese rispetto al ’91.
Rispetto al 1998, a fine 2000 l’incremento
del numero delle imprese ha visto ben posizionata l’area Sud del Paese. La
zona che va dalla bassa Campania alla Basilicata, fino alla Puglia ha registrato un
incremento compreso tra il 10 e il 15%. Con un significativo + 21,4%, va al
leccese la palma di area a massimo incremento a livello nazionale, seguita a
breve distanza dall’Aquila. Al Nord le migliori perfomance sono state registrate
nel Nordest, nell’area del Brenta e, soprattutto in Friuli, dove nell’area di
Udine-Pordenone si sono registrati tassi di crescita nel numero delle imprese
compresi tra il 15 e il 20%.
Ma se nel comparto
software e servizi gli addetti sono passati dai 233mila del ’98 ai quasi
251mila del ’99 (+7,4%) ai quasi 264mila (+5,3%) del 2000, meno dinamico è
risultato invece il settore delle telecomunicazioni. Con un modesto, ma comunque
importante, progresso dell’1% qui il numero degli occupati è passato dai 173mila
del 1999 ai quasi 175mila del 2000.
Al di là dei
numeri, però, il vero pericolo – come ha avuto modo di sottolineare nel corso
della presentazione del terzo rapporto Assinform, Giulio Koch, presidente
dell’associazione – è che la dinamica che ha dato spazio negli ultimi anni a una
vocazione imprenditoriale diffusa e alla crescita dell’occupazione, possa
esaurirsi. E non solo per le incertezze che interessano il quadro
internazionale, quanto per la mancanza di un progetto politico che
guidi l’avvento della Net-economy nel nostro Paese. Un progetto che offra
anche alle piccole imprese i vantaggi dei servizi in Internet e che funga da
guida ai programmi formativi. Insomma, la Tremonti-bis e la sua applicazione ai
processi di formazione e riqualificazione ci voleva, ma non basta.