A proposito di Moore

Quando il disfattismo non porta a nulla. Ovvero come Craig Barret risponde agli attacchi, giustificati o meno che siano

20 febbraio 2003 Nella Silicon Valley, California, regna la legge di Moore, amministrata dallo “sceriffo” Craig Barrett, che di lavoro fa il ceo di Intel. Ma la banda di Red Herring, guidata dal temibile Anthony Perkins, vuol diventare lo psycho killer dello status quo e mettere tutto in discussione.
Non è una cronaca del selvaggio West. E’ storia attuale.
Storia di lobby, in puro stile statunitense. Non si sa bene chi ci sia dietro il foglio di opinione della Silicon valley. Lo possiamo scoprire e lo scopriremo: non è questa la sede. Intanto segnatevi il nome del ceo, Chris Dobbrow.
C’è che con un leggero studiato anticipo rispetto all’Intel Developer Forum di San José, Dobbrow e Perkins hanno sferrato un attacco a Barrett, dicendo che il vero pericolo per la comunità tecnologica è la legge di Moore. E’ malsana, hanno detto con delicatezza, ossessionante, un treno che conduce al disastro.
Hanno sostenuto le loro tesi chiamando testimonial d’eccezione, come Eric Schmidt, ora Ceo di Google, prima a capo di Cisco, che ha annunciato di farsi un baffo di Ia-64 per il proprio motorone di ricerca, che gli bastano i pc che ha e che, anzi, se puo’ ancora spendere di meno, lo farà.
Hanno chiamato al banco anche Marc Andreessen, fondatore di Netscape, facendogli fare la figura del pensionato ricoperto d’oro dalla new economy prima del riflusso e di quello che si vergogna anche un po’.
Hanno ricordato la lungimiranza di quel manager di Texas Instruments che agli albori dell’era elettronica aveva preconizzato che, alla fine, si sarebbe chiusa con un conto in rosso. E, ovviamente, hanno detto che quella fine è vicina.
Un bel quadretto, insomma, apocalittico anziché no.
Come ha reagito Barrett, salutando i convenuti a San José, una settimana dopo aver letto quando scritto da Red Herring?
A muso duro, ma in maniera totalmente civile. Ha detto che investirà 2 miliardi di dollari per la conversione di un impianto di produzione, allo scopo di fabbricare wafer da 300 millimetri e che adotterà in anticipo, rispetto ai tempi, la tecnologia di processo a 90 nanometri per produrre la nuova generazione di processori per desktop e portatili.
Perché questo? Ma perché, secondo Barrett, tutto è incerto a questo mondo, tranne la legge di Moore, che diuturnamente si conferma “vera e avvertita più che mai, un punto di riferimento per le aziende It che decidono di continuare a investire per rimanere competitive”.
Ovvero, ai signori di Red Herring e ai loro referenti, ha detto di trovare altri argomenti. A tutti, ha detto che, soprattutto di questi tempi, fare del difattismo la propria regola etica non porta veramente da nessuna parte.

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