A Ict Trade non si parla solo di crisi

A Ferrara, Mattia Losi, direttore editoriale de Il Sole 24 Ore Business Media, analizza lo scenario attuale e le prospettive per la ripresa.

C’è sempre una via di mezzo tra un infondato ottimismo e un immotivato catastrofismo. Ed è l’analisi realistica dei fatti, che vanno oltre l’aridità del dato.

È questo il primo invito che viene fatto ai partecipanti alla sessione inaugurale dell’edizione 2009 di Ict Trade a Ferrara.
Perché prescindere dalla crisi non si può, ma bisogna che l’approccio sia corretto.

È chiaro su questo punto Mattia Losi, direttore editoriale de “Il Sole 24 Ore Business Media”: “Il Fondo Monetario Internazionale – racconta – basa il suo pessimismo sull’esame di 21 episodi di recessione che si sono verificati dal 1960. Credo che si tratti di un esercizio sbagliato in partenza: la crisi che stiamo attraversando è profondamente diversa da quelle che l’hanno preceduta. Questa è la prima crisi dell’era della globalizzazione e tutto quello che accade influisce sul sistema in tempi rapidi. È anche la prima crisi dell’era dell’informazione globale, con un continuo bombardamento di notizie che amplificano le nostre reazioni emotive. Soprattutto quelle negative”.

Losi pone l’accento sugli effetti psicologici di una crisi reale, che diventa però ancor più pesante per la paura. Paura come privati cittadini, paura come imprese: “Si rimandano gli investimenti e si genera un circolo vizioso che rende difficile la ripresa”. Si dice preoccupato, Losi, da una serie di problemi che vanno oltre la mera analisi dei dati. E sono le difficoltà di accesso al credito da parte delle pmi, “il clima da pulizie di primavera che molte aziende stanno vivendo pensando più a tagliare che a investire, più a rimodellarsi per evitare di ripetere gli errori del passato che a costruire per rispondere alle sfide del futuro”.
Soprattutto si dice preoccupato dal rinvio di riforme strutturali del mercato del lavoro e del sistema pensionistico e dal permanere di stereotipi che impediscono di “vedere cosa sta davvero succedendo in altre parti del mondo”.

Il riferimento è alla Cina, considerata laboratorio per la copiatura seriale di oggetti ideati altrove.
Eppure se da qualche anno nelle università americane si registra un vero boom di iscrizioni ai master da parte di studenti cinesi, se il Governo cinese ha intrapreso una serie di azioni per incentivare l’innovazione nelle imprese e per supportare i consumi interni, non è solo per copiare un po’ di più.
E pensare di rifugiarsi nel protezionismo non ha senso: “La vera sfida nei confronti dei Paesi emergenti è costringerli a rispettare regole che la comunità internazionale ha fissato come accettabili e condivise e che rifiutano lo sfruttamento minorile, garantiscono condizioni di lavoro sicure e dignitose e prevedono un giusto compenso per il lavoro svolto”.

Bisogna dunque prendere atto che la crisi c’è, tuttavia forse il peggio è davvero passato. “Se pensiamo alla crisi come a una grande U, il punto più basso probabilmente è stato toccato”.
Il momento è cruciale e richiede scelte strategiche. La soluzione, secondo Losi, è nell’innovazione, nelle tecnologie di punta, le uniche che ci possono garantire un recupero di competitività. “E’ una sponda che per garantire un sicuro approdo richiede investimenti in ricerca e nell’intero sistema Paese, partire dal mondo della scuola”.

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