L’evoluzione di Ibm in ottica Servizi It

Complessivamente i servizi rappresentano il 57% del business di Ibm e, nello specifico, l’area Global Technology Services (Gts) da sola contribuisce per il 40%. Questi dati danno un’idea di come la società si sia trasformata negli anni e abbia investit …

Complessivamente i servizi rappresentano il 57% del business di Ibm e, nello specifico, l’area Global Technology Services (Gts) da sola contribuisce per il 40%. Questi dati danno un’idea di come la società si sia trasformata negli anni e abbia investito notevolmente in quest’area, visto che con le tecnologie hardware oggi realizza solo un 9% dei profitti.

C’è, comunque, un comune denominatore che nel tempo in Ibm non è cambiato, come ha sottolineato Daniele Berardi, che in Italia è vice president dell’area Gts, «ed è il continuo impegno profuso in ambito ricerca e sviluppo, per il quale nel 2008 sono stati investiti 6,3 miliardi di dollari. È un’attività fondamentale, non solo per sviluppare nuove tecnologie ma anche soluzioni e servizi con un alto valore aggiunto, ben diverso da quello che in genere offriva il mercato solo qualche anno fa».

In Italia, Global Technology Services è la divisione che rappresenta un insieme di linee di business, con più di 3.500 professionisti, la maggior parte dei quali ha competenze tecniche specifiche in varie aree di mercato e che possono contare su asset e tool che nel tempo o sono stati sviluppati nei centri di ricerca di Ibm o sono stati incorporati tramite acquisizioni. Negli ultimi 24 mesi sono state, infatti, acquisite 4 società, che in modo specifico indirizzano l’area dei servizi: Iss attiva nella sicurezza, Arsenal Digital nel backup dei dati, Novus che si occupa della gestione dello storage come pure Softek dei tool di migrazione dati in ambito storage.

«L’abbinamento di competenze e strumenti riteniamo che, di fatto, sia quello che offre al cliente il miglior risultato possibile in termini di rapporto tra quanto investe e quanto ottiene da un determinato progetto in qualsiasi area si intervenga» ha proseguito Berardi.

Oggi più che mai, le aziende si pongono il problema di come cambiare il proprio modello di business, per essere più efficienti e riuscire a sviluppare nuovi canali di vendita, per cui devono concentrare tutti i loro sforzi su questi fronti.

«Ibm da tempo si propone come un abilitatore tecnologico di servizi, che permettono al cliente di avviare una trasformazione il più indolore possibile, con modi, tempi e costi predefiniti – ha osservato il vice president -. Noi affrontiamo il discorso di come un’azienda possa ottimizzare e razionalizzare l’infrastruttura esistente, o piuttosto come, in molti casi, le convenga affidare tutta la propria struttura It complessa e costosa a chi la sa gestire meglio. E qui affrontiamo le tematiche di strategic sourcig, di outsourcing di tecnologie o di processi, che non vanno più ritenute come dei programmi invasivi incontrovertibili, ma piuttosto come soluzioni che possono essere affrontate in modo selettivo e mirato per aree e applicazioni verticali. Sta emergendo, infatti, una nuova ondata di aziende che hanno deciso di far gestire una parte del proprio It a chi lo fa di mestiere e focalizzare le scarse risorse umane nel sostegno al proprio core business».

Oggi i servizi di outsourcing pesano un po’ meno del 50% dell’attività della divisione Gts, ma in prospettiva, secondo Berardi, sono destinati a crescere, «perché l’offerta è diventata molto più agile e graduale: si può, per esempio, decidere di dare in outsourcing un sistema di Erp, o tutto il sistema di testing, in quanto l’approccio è diventato più raffinato, più selettivo, per cui si presta a essere accettato da una gamma più ampia di clienti». E, infatti, alcuni progetti costano solo poche migliaia di euro.

Circa un mese fa Ibm ha lanciato il tema dello Smarter planet, che in sintesi significa recuperare efficienza per vivere meglio, obiettivo che può essere raggiunto solo attraverso la tecnologia.

«Ci sono molti esempi concreti già attuati che ci fanno capire come l’applicazione intelligente di soluzioni It può permette di recuperare gap di efficienza che sono eclatanti – ha affermato Berardi -. Per esempio ci sono aziende negli Usa che disperdono il 67% dell’energia elettrica solo perché hanno reti di distribuzione fatiscenti. E ancora, è stato calcolato quanti chilometri percorre un tubero che costa niente, come la patata, per essere portato dal produttore al consumatore, evidenziando costi di inefficienza assolutamente ingiustificati»

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