AI e data center: come cambia l’infrastruttura digitale europea

I data center sono ormai un tassello chiave della sovranità digitale europea e dello sviluppo dell’AI. Ne abbiamo parlato con Davide Suppia, Country Managing Director di Data4 Italia, per capire perché e con quali implicazioni per l’Europa e l’Italia.

Perché oggi i data center sono considerati così strategici per l’Europa?

I data center rappresentano l’infrastruttura invisibile che sostiene tutto ciò che definiamo digitale: cloud, intelligenza artificiale, cybersecurity, servizi pubblici e innovazione industriale. Senza tali infrastrutture nel nostro continente, non esiste autonomia tecnologica.

Un paragone utile è quello con la ferrovia nell’Ottocento: senza binari non ci sono treni. Allo stesso modo, i data center europei sono un prerequisito essenziale per la sovranità digitale e per mantenere l’Europa nella corsa tecnologica globale. Essendo il primo pilastro (anello) della catena del valore del settore digitale, costituiscono sia leve di sovranità sia motori di competitività.

Se l’Europa vuole una trasformazione digitale sovrana, deve partire da qui: costruire un’infrastruttura solida, performante e sostenibile, che permetta al continente di confrontarsi ad armi pari con Stati Uniti e Cina, ancora oggi dominanti per numero e capacità di storage dei data center.

L’intelligenza artificiale sta crescendo a ritmi straordinari. Come cambia questo scenario per i data center?

Davide Suppia, Country Managing Director di Data4 Italia
Davide Suppia, Country Managing Director di Data4 Italia

L’AI non è un trend futuro: è già operativa e richiede enormi capacità di calcolo e un’infrastruttura estremamente affidabile. Le applicazioni di AI generativa, analisi dati e automazione industriale stanno aumentando il fabbisogno energetico e tecnologico dei data center. Stimiamo che la capacità dei data center in Italia, pari a circa 600 MW nel 2025, triplicherà entro il 2030 raggiungendo circa 1,9 GW, e che oltre la metà di questa capacità futura sarà assorbita dall’intelligenza artificiale.

Per rispondere a questa evoluzione servono campus più grandi, con densità maggiori, connessioni più veloci e un approccio che tenga insieme performance e sostenibilità. Per noi, la crescita del gruppo ha subito un’accelerazione. Progetti come il nostro campus Data4 a Hanau, vicino a Francoforte, uno dei più potenti d’Europa con una capacità fino a 180 MW, dimostrano come il settore si stia già orientando verso infrastrutture di nuova generazione.

A questa evoluzione tecnologica si affianca l’adozione di tecniche innovative come il Direct Liquid Cooling (DLC): le GPU di nuova generazione possono richiedere fino a 600 kW per rack e il raffreddamento ad aria non è più sufficiente. Per questo abbiamo introdotto un nuovo design DLC nel nostro campus di Marcoussis, capace di supportare fino a 130 kW per rack garantendo continuità operativa. È un passo fondamentale per abilitare carichi di lavoro sempre più intensivi e sostenere in modo efficiente la crescita dell’AI.

Quali ostacoli devono ancora essere superati per permettere lo sviluppo delle infrastrutture digitali in Europa?

La principale criticità è la lentezza dei processi autorizzativi ed energetici. Le procedure rimangono complesse e diverse da Paese a Paese, rallentando progetti che devono essere operativi in tempi molto più brevi. In Italia, il Paese sta importando enormi quantità di energia elettrica e sta cercando di accelerare le normative per allineare l’espansione dei data center agli obiettivi nazionali di decarbonizzazione. Questo contesto rende i PPA di grandi dimensioni e a lungo termine con i fornitori italiani particolarmente interessanti per gli investitori e i clienti alla ricerca di stabilità. Ecco perché, all’inizio del 2025, Data4 ha firmato un accordo di acquisto di energia (PPA) decennale con Edison Energia basato su un parco fotovoltaico di 148 MWp di nuova costruzione nella provincia di Viterbo. Questo PPA fornirà oltre 500 GWh di energia solare in dieci anni.

Serve una visione strategica condivisa: riconoscere i data center come infrastrutture essenziali, semplificare gli iter, accelerare la connessione alle reti elettriche e creare politiche coordinate tra Stati membri.

 A livello competitivo, quali sono i punti di forza dell’Europa?

L’Europa dispone di alcuni ottimi hub di connettività, con mercati storici di data center come Parigi, Londra o Francoforte. Tuttavia, i paesi più “emergenti” per il mercato dei data center, come Spagna, Italia, Grecia o Polonia, sono per noi interessanti perché caratterizzati da una forte domanda da parte dei clienti, non soffrono di congestione e spesso offrono energia a basso costo e facilmente disponibile.

L’Europa possiede un mix energetico tra i più puliti al mondo, competenze ingegneristiche d’eccellenza e un solido apparato industriale. In Francia, per esempio, esiste addirittura un surplus di produzione elettrica a basse emissioni.

Questi elementi permettono lo sviluppo di un modello europeo distintivo: data center ad alte prestazioni e allo stesso tempo orientati alla sostenibilità.

 Che ruolo sta assumendo l’Italia nel panorama europeo dei data center?

L’Italia sta vivendo una fase molto dinamica. La domanda di infrastrutture digitali cresce in modo costante, trainata da cloud pubblico e privato, digitalizzazione della PA, manifattura avanzata e applicazioni AI.

Il Paese è un hub naturale nel Mediterraneo, con una connettività internazionale sempre più importante. Negli ultimi anni si è visto un forte interesse degli investitori, la nascita di nuovi poli digitali e una crescente attenzione istituzionale alle esigenze del settore.

L’Italia ha tutte le condizioni per diventare uno dei capisaldi dell’infrastruttura europea, soprattutto se continuerà a investire in reti energetiche, rinnovabili e semplificazione amministrativa.

Quali sono le priorità di sviluppo per il futuro?

L’obiettivo è costruire una vera rete europea dell’innovazione. Data4 gestisce oggi 38 data center in sei paesi, con una potenza complessiva di 1,5 GW, e sta pianificando nuove aperture e ampliamenti in tutto il continente. In questo contesto, il gruppo prevede di investire 2 miliardi di euro in Italia entro il 2030, nell’ambito di un piano di investimenti europeo complessivo di 21,5 miliardi di euro.

La missione è creare ecosistemi locali, favorire occupazione qualificata, supportare la crescita digitale dei territori e garantire strutture capaci di sostenere l’evoluzione dell’AI e del cloud nei prossimi decenni. Non si tratta solo di costruire data center, ma di creare la piattaforma che permetterà all’Europa di rimanere competitiva a livello globale.

Cosa serve all’Europa per non perdere terreno nella corsa tecnologica?

Serve agire rapidamente. L’Europa dispone delle competenze e delle risorse per essere autonoma e competitiva, ma deve prendere decisioni più veloci e coordinate.

La crescita dell’AI non rallenterà. L’infrastruttura deve essere pronta. È necessario un impegno congiunto di istituzioni, operatori e industria per costruire – ora – i “binari” dell’Europa digitale del futuro.

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