Ibm lancia il programma per l’autogestione di software e hardware

L’azienda di Armonk intende stabilire una serie di linee guida industriali nel settore emergente dei sistemi di elaborazione ad alta automatizzazione.

4 Aprile 2004 Aiutare le aziende Hi-Tech a definire ed ottimizzare i parametri per rendere il software e l’hardware ancora più indipendenti. Questo è l’intento di Ibm, che nei prossimi giorni lancerà una serie di linee guida in materia di autonomic computing, termine in cui Big Blue include tutti quei sistemi che necessitano di un minimo intervento umano per la loro operatività e manutenzione. Con il programma e gli strumenti software Big Blue cerca così di accrescere l’interesse verso l’autonomic computing e di incoraggiare la creazione di standard industriali.

Diverse società hanno già iniziato a prestare molta attenzione ai sistemi di elaborazione altamente automatizzati; oltre a Ibm, si stanno infatti mostrando molto attive, nel settore, anche Sun e Hewlett-Packard. Sviluppare prodotti hardware e software che siano in grado di procedere automaticamente a diagnosi e risoluzione di problemi all’interno dei network, porterebbe così vari benefici alle attività commerciali, fra cui, principalmente, costi operativi più ridotti. I fornitori tecnologici tuttavia stanno adottando differenti approcci al settore. La principale iniziativa di Sun, ad esempio, è indirizzata all’automatizzazione delle operazioni dei data center, similmente dunque ai prodotti Utility Data Center di Hp, che ha inoltre messo a punto un’iniziativa di “infrastruttura adattabile” focalizzata sul miglioramento della gestione dei sistemi.
Da parte sua, Microsoft ha lanciato nelle scorse settimane i propri strumenti di sviluppo, che semplificheranno il lavoro delle aziende nell’ottimizzazione del posizionamento di server e software per far fronte ai cambiamenti della domanda del mercato. I responsabili di Ibm sostengono che il progetto di autonomic computing, basato sull’intensa attività di ricerca dei propri laboratori, prende in considerazione le componenti individuali così come i sistemi di rete. L’azienda ha dunque già dato il via all’integrazione di funzioni di automazione all’interno dei prodotti esistenti, inclusi server, database, middleware e software di gestione dei sistemi. Il piano di Big Blue descrive un approccio generale per la costruzione di sistemi self-managing che include apparecchiature fornite da diversi provider.

L’iniziale kit di strumenti distribuito dall’azienda per l’autonomic software utilizza gli attuali standard, fra cui la Open Grid Services Architecture (Ogsa), che permette di creare applicazioni che possono distribuire i processi fra una serie di computer in locazioni geografiche differenti. I quattro nuovi toolkit che verranno lanciati prossimamente da Ibm includono Log and Trace, che raccoglie dati da software e hardware Web server per semplificare il lavoro degli amministratori di sistema nel rilevamento e nella risoluzione di problemi; Agent Building and Learning Environment (Able) Rules Engine for Complex Analysis, strumento che permette di integrare in un’applicazione capacità di decision-making; Autonomic Monitoring Engine, progettato per rilevare i piccoli guasti nelle operazioni e risolverli prima che il network incorra in un fermo (disponibile nei prodotti di monitoraggio di sistema Tivoli). Il software Business Workload Management, che utilizza uno standard dell’Open Group chiamato application response measurement (Arm), provvede invece a risolvere le congestioni di traffico nei cosiddetti “colli di bottiglia”.

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